Il professore universitario sminuisce la Quintana, Belmonte: “Chieda scusa a Foligno”
Giancarlo Baronti dell'Unipg, parlando di “Perugia 1416” l'ha definita “provinciale” paragolandola ad altre rievocazioni regionali. Replica l'assessore folignate
Risuona anche nella città della Quintana la polemica nei confronti del professore universitario Giancarlo Baronti dell'Università di Perugia. L'accademico e docente di storia, è intervenuto venerdì pomeriggio in occasione di un dibattito riguardante la rievocazione storica “Perugia 1416”. Una manifestazione nata da un'idea di alcuni mesi fa nel capoluogo di regione e che dovrebbe prendere il via nel giugno 2016. Criticando l'iniziativa, il professore ha affermato, come riportato da Umbria24.it: “Perugia non si merita questo provincialismo”, aggiungendo come manifestazioni di questo tipo siano “modelli usurati che mettono Perugia alla stregua di piccole città come Bastia, Foligno o Narni”. Parole pronunciate probabilmente con una certa superficialità da chi invece dovrebbe conoscere bene il tessuto storico e sociale di una regione come l'Umbria che punta molto sulle rievocazioni storiche e alla rivendicazione delle proprie radici. E' così che non si è fatta attendere la replica da parte di chi si è sentito tirato in causa. Ad intervenire è stato Emiliano Belmonte, assessore comunale di Foligno che ha immediatamente replicato al professore universitario: “La verità è che l’Umbria e la sua storia fatta di questi piccoli gioielli, feudi della tradizione più antica, non merita questa arroganza gratuita – scrive Belmonte in una nota - vorrei chiedere al professor Baronti oltre alle scuse formali a Foligno e alle altre città sorelle umbre offese, cosa significhi per lui essere 'piccole città da modelli usurati'”. Belmonte poi prosegue così: “Le critiche alla forzata rievocazione perugina che sta per nascere nel 2016 non possono avere niente a che fare con manifestazioni come la Giostra della Quintana di Foligno che affonda le sue radici in un passato concreto e tangibile della città. Un passato fatto di documenti storici passati al vaglio di commissioni storico-scientifiche. Un passato rievocato con magistrale coordinamento da parte delle istituzioni cittadine – prosegue nella nota - dell’Ente Giostra e dei quintanari che dal '46 ad oggi donano a Foligno due volte l’anno giorni di pura emozione. Mappe della città, foto, stemmi araldici, documenti, vicoli piazze e cognomi cittadini. Tutto a Foligno racconta della nostra storia. Un’organizzazione che negli anni ha conquistato la credibilità delle cronache italiane dato il richiamo turistico e culturale, seconda solo a Siena per qualità dell’evento e diffusione comunicativa. Se poi al professore non piacciono le corse con i cavalli, gli abiti barocchi e le emozioni di un popolo di 60mila abitanti che si ritrova a festeggiare la sua vera storia intorno alle sue mura è un’altra questione, ma non scomodi le analisi etnografiche o non faccia subito delle conclusioni affrettate”. Insomma, Belmonte non ci sta e prosegue la sua disamina: “Il professore forse pensa di vivere a Dubai e non in Umbria dove il 90% delle città con orgoglio difendono questi richiami alla propria storia (penso agli amici di Bevagna delle Gaite per fare un esempio) con manifestazioni di qualità eventistica e storica di primo piano: energie tradizionali spontanee che nascendo dalla storia e dal sudore dei nostri avi necessariamente funzionano e si dimostrano credibili e suggestive attirando visitatori da tutto il mondo, generandogli stupore e un pizzico di invidia. Appunto ribadisco spontanee perché rievocate da molti anni e sopratutto perché realmente vissute dall’anima storica di queste nostre città. No forzature o interpretazioni a fini commerciali come forse accusa il professore ai suoi amministratori perugini”. Poi la chiusura dell'assessore folignate: “Per non parlare del ruolo sociale che queste manifestazioni detengono nei confronti dei giovani e delle famiglie. Nei rioni e nei quartieri si cresce, ci si forma, si ereditano responsabilità e insegnamenti, si lavora, si fa squadra e si sogna insieme. Proprio i modelli educativi che vorrei veder adottare da giovane italiano nelle organizzazioni sociali delle 'grandi città di Baronti' , rispetto alla cultura modernista dell’indifferenza e degli eventi show da milioni di euro che tra palazzetti, stadi e piazze odorano solo di pura autoreferenzialità e consumismo americano. Belmonte chiude così: “Noi siamo l’Umbria professor Baronti, dovremmo crescere insieme e fare squadra nel rispetto di ciò che siamo da secoli: amore e tradizione. Chieda scusa a L’Umbria se non vuole farlo a Foligno”. Chissà se dopo Belmonte, anche qualche altra istituzione folignate (e non solo) dirà la sua.

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