Foligno, il centro sociale “Centro storico” in piazza per una nuova sede - GALLERY

Sabato mattina la manifestazione davanti al palazzo comunale. Il presidente Mercuri: “Chiesto un incontro all’amministrazione, ma non abbiamo ricevuto risposta”

La manifestazione del centro sociale "Centro storico"

Una storia lunga 39 anni che ora rischia di essere cancellata. È quella del centro sociale “Centro storico” di Foligno, costretto a dire addio alla sede di via Oberdan per lasciare posto all’Università. Una scelta che il presidente Piero Mercuri, il suo vice Gianni Puccia e i soci non contestano, anzi, ma rispetto alla quale chiedono che l’amministrazione Zuccarini si attivi per trovare loro un’alternativa. Che non può essere, però, quella dell’ex capannone della Fils nella zona industriale de La Paciana, apostrofata come “impraticabile” perché troppo distante e difficilmente raggiungibile per chi non è automunito e si può spostare solo a piedi o in bicicletta. “È un bene che l’Università si ampli - commenta infatti il presidente Mercuri - perché è una cosa positiva per la città, ma vorremmo che il Comune si attivasse per trovarci nuovi spazi in cui possiamo continuare a svolgere le nostre iniziative, che sono tante e che hanno un’importante valenza di inclusione e aggregazione sociale”.

E proprio per questo motivo hanno deciso di manifestare. Nella mattinata di sabato i soci del centro sociale di via Oberdan si sono, infatti, ritrovati in piazza della Repubblica per far sentire la loro voce. “Con questa iniziativa - ha proseguito Piero Mercuri - vogliamo sensibilizzare l’amministrazione. Prima di arrivare a questa manifestazione abbiamo chiesto un incontro al Comune, ma non abbiamo ricevuto risposta”. Un silenzio amplificato dall’assenza in piazza degli amministratori folignati, che non è passata inosservata tra i soci.

“Dal Comune non si è presentato nessuno - commenta una delle tante signore intervenute all’iniziativa -, ci stanno tagliando le game, ma noi abbiamo una storia e tanto da insegnare. Senza dimenticare che tutti invecchiano, compresi i nostri amministratori”. “Credo che un’amministrazione lungimirante dovrebbe intervenire - le ha fatto eco un’altra socia -. L’età media si sta alzando sempre di più e la popolazione si invecchia. In questo contesto - ha proseguito - centri come il nostro sono fondamentali anche per evitare conseguenze a livello sociale, perché l’anziano solo può diventare un problema per la società. Sono luoghi importantissimi per combattere la solitudine e la depressione. Una città intelligente queste cose dovrebbe capirle”. “Per due anni - ha commentato un’altra signora - sono rimasta chiusa in casa ed ora che finalmente si può tornare ad uscire, ci ritroviamo in questa situazione”.

C’è delusione tra i soci e anche rabbia, perché la chiusura del centro di via Oberdan significherebbe per molti di loro ritrovarsi soli. “Gli anziani aspettano la domenica per ballare, per fare ginnastica - dichiara il vicepresidente Gianni Pucci -. Sono ben 15 le coppie che si sono formate, persone che si sono trovate grazie al centro e questa è una bella cosa”. E in attesa di sapere cosa deciderà l’amministrazione folignate, l’appuntamento per i soci è, da domani, negli spazi del Dopolavoro ferroviario. “Facciamo questo tentativo - prosegue Puccia - ma se non rientreremo con le spese, dovremo rinunciarci”.

Intanto i vertici del centro sociale hanno chiesto aiuto anche alla Diocesi. “Abbiamo chiesto alla curia la disponibilità di spazi di loro proprietà - sottolinea Mercuri - e stanno verificando se ci siano luoghi adatti alle nostre esigenze. Luoghi dotati di un piccolo ufficio per le attività di segreteria e di un salone per il ballo e la ginnastica”.

Assente, come detto, il Comune, presenti invece il consigliere di PattoXFoligno, Luciano Pizzoni, il segretario del Pd cittadino, Maura Franquillo, e gli esponenti di Impegno civile, Stefania Filipponi e Stefano Stefanucci. E proprio questi ultimi, attraverso una nota, si sono schierati al fianco degli anziani del centro sociale folignate. “Nelle ‘azioni di mandato’ dell’amministrazione veniva illustrato il ruolo dei ‘centri sociali aperti’ per creare e favorire momenti e occasioni di incontro intergenerazionale - si legge -. Ma, alla richiesta di una nuova sede è stato proposto il capannone ex Fils. Piu che il promesso ‘progetto aggregativo’, sembra che l’amministrazione stia attuando una iniziativa segregativa, deportando i soci del centro sociale lontano dal cuore della città, lontano dai servizi primari, ma anche da quelli commerciali e culturali, sminuendone il ruolo che hanno e favorendo il loro isolamento. Non solo, si verrebbe a creare un danno irrecuperabile per la vita stessa del centro storico, privato di una componente essenziale, che contribuisce quotidianamente al suo arricchimento. Impegno Civile sarà a fianco del centro sociale e del suo presidente, affinché non venga dispersa e distrutta una struttura che può garantire ai ‘meno giovani’ una rete di relazioni, una socialità piena ed appagante e che costituisce anche un importante servizio per la collettività”. 

 

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di Maria Tripepi

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