In tanti a palazzo Trinci per la presentazione del libro di Filippo Filipponi
Il volume si chiama “Gli altari dell’Arcangelo” ed è un avvincente racconto sulla storia iconografica e religiosa del Santo. Tombolesi (Cai Foligno): “La montagna fa bene allo spirito”
Un avvincente racconto alla scoperta della storia iconografica e religiosa del culto di San Michele Arcangelo nella parte sud orientale della montagna umbra. È il volume “Gli altari dell’Arcangelo” di Filippo Filipponi che è stato presentato lo scorso 16 settembre a palazzo Trinci di Foligno. Un incontro, a cura della locale sezione del Club alpino italiano, durante il quale l’autore ha descritto al numeroso pubblico intervenuto il culto del Santo nel territorio della Valnerina, attraverso le raffigurazioni pittoriche nelle chiese e gli episodi di vita quotidiana. Territorio in cui, tra i santuari micaelici più finemente decorati c’è quello di Stroncone, che conserva al suo interno molte cappelle e che probabilmente sorgeva su una grotta, per lungo tempo chiuso al culto. E poi ancora San Pietro in Valle a Ferentillo che ha l’icona più avvincente del Santo ed attualmente consacrata all’Arcangelo vi è la chiesa di Savelli di Norcia, al tempo denominata San Angeli De Sabelli.
“L’Arcangelo – ha spiegato Filipponi - è traghettatore di anime, protettore della popolazione locale della Valnerina. Durante la seconda guerra mondiale – ha ricordato - i soldati si recavano al santuario, oggi abbattuto, di Colle Olivo, a Ferentillo, per avere la grazia di tornare a casa illesi. Ma San Michele – ha poi aggiunto - è anche protettore dei transiti: nei valichi appenninici c’erano, ed ancora oggi si conservano, altari dedicati al Santo”.
All’iniziativa, condotta dalla coordinatrice della Commissione comunicazione del Cai-Umbria, Elisa Rossetti, ha partecipato anche il presidente del Cai di Foligno, Marco Tombolesi, il quale ha spiegato come “il legame tra il sodalizio e la conoscenza del territorio montano e delle sue peculiarità culturali, sociali e, come in questo caso, religiose è imprescindibile”. “Frequentare la montagna – ha quindi sottolineato - significa infatti non solo ascendere verso l’alto fisicamente, come esercizio sportivo, ma anche fare un percorso personale di conoscenza e crescita anche spirituale”.

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