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Fondazione Carifol, intervista al neo presidente Gaudenzio Bartolini

Pubblicato il 27 Maggio 2015 14:12 - Modificato il 6 Settembre 2023 00:03

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E’ passato oramai un mese dal rinnovo dei vertici della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno. Un cambio alla guida dell’Ente, che ha visto Gaudenzio Bartolini sedersi sulla poltrona di presidente al posto di Alberto Cianetti, che ha guidato Fondazione per ben 21 anni. Con Bartolini è cambiato anche il Cda. A far parte della nuova squadra ci sono Vittoria Garibaldi, Giancarlo Partenzi, Sergio Gentili, Giovanni Lupidi, Umberto Nazzareno Tonti e Attilio Turrioni. A poche settimane di distanza dalla sua elezione, il neo presidente Gaudenzio Bartolini ha rilasciato le sue prime dichiarazioni alla redazione di Rgunotizie.it.

Partiamo da una breve biografia. Chi è Gaudenzio Bartolini?

Visto che è la prima dichiarazione pubblica che faccio, prima di tutto vorrei ringraziare tutti quelli che hanno lavorato per la Fondazione. Dai componenti dell’organo di indirizzo a quelli del consiglio di amministrazione, ovvero tutti coloro che si sono susseguiti in questi ultimi 21 anni. Hanno fatto un lavoro veramente eccelso. Tutta la città gli deve essere grata, perché tutte queste persone hanno lavorato con la consapevolezza del servire. Sento quindi il dovere di ringraziarli, in primis l’ex presidente Alberto Cianetti, il deus ex machina. Chi è invece Gaudenzio Bartolini? Sono un 72enne che ha una moglie di nome Franca e tre figli: Luca, Villelmo e Michela. Per tutta la vita ho fatto l’imprenditore, occupandomi altre volte del ‘servire’. Dall’associazione industriali al consiglio della Cassa Rurale di Spello, passando per il Lions Club. Ora mi spetta questo onere, che è comunque anche motivo di orgoglio. Così come tutti gli altri consiglieri, siamo stati eletti all’unanimità. Posso contare su un consiglio eccelso che copre tutti i settori d’intervento della Fondazione.

Con la presidenza Cianetti, la Fondazione ha assunto un ruolo sociale di primissimo livello, continuerà su questa linea anche con lei?

Sicuramente si. Non cambierà nulla, perché la Fondazione ha funzionato benissimo sino ad ora. Il presidente dà l’input ed i suggerimenti, ma è l’organo di indirizzo che delibera cosa poi dovrà fare a livello operativo il consiglio d’amministrazione. Credo sia il caso di spiegare come funziona la Fondazione. Ci sono circa 90 soci. A livello operativo c’è l’organo di indirizzo costituito da 20 persone ed il Cda che è di 7 membri, compresi il presidente ed il vicepresidente. L’organo di indirizzo è nominato per il 50% dai soci della Fondazione e per la rimanente parte dalle istituzioni locali. Tutte persone che possano dare il proprio contributo per poter rispondere alle esigenze del territorio. I nostri settori di intervento sono cinque: cultura, sanità, istruzione, volontariato e sociale.

Il futuro, facendo un po’ di retorica, è oggi più che mai una pagina tutta da scrivere, forse da inventare. Dove si dovrà puntare, secondo lei, per garantire un ‘domani’ ai giovani con meno criticità e più certezze?

La Fondazione non può fare molto. Ma quello che possiamo fare è già un’indicazione per i giovani. Tutti gli anni, a fine anno scolastico, premiamo con un bonus di 1000 euro 30-35 ragazzi tra coloro che hanno conseguito i risultati migliori. Seguiteremo a promuovere dei master alla Luiss e alla Bocconi. Attualmente ci sono 10 borse di studio per studenti meritori che magari non avrebbero potuto permettersi di fare l’università. E’ implicito un messaggio i ragazzi devono studiare e darsi da fare, imparando le lingue. Poi il momento non è facile, ma non bisogna abbattersi ed essere determinati. Avvicinarsi al mondo del lavoro, qualsiasi sia l’offerta, dando magari sfogo alla fantasia per inventarsi qualcosa. Il futuro è dei giovani e saranno loro a cambiare le cose, per questo bisogna dargli spazio.

L’arte, la cultura, il sapere, la salute, oltre al Sociale, come dicevamo prima, sono sempre stati ambiti in cui la Fondazione ha puntato con forza. Sarà così anche in futuro?

In un momento difficile come questo, la Fondazione è stata particolarmente attenta e presente anche nel sociale. Abbiamo permesso di attivare l’Emporio solidale e proprio il mese scorso abbiamo deliberato di acquistare altri 150mila euro in card. E’ nel nostro cuore fare questo tipo di interventi, ma bisogna pensare anche che non si può assistere sempre. Bisogna creare nuovi posti di lavoro, ma il nostro statuto ci lega molto. Indirettamente però, cerchiamo di sollecitare e fare qualcosa. E’ in allestimento, ad esempio, il centro meccatronico (al Bic de La Paciana a Foligno) che ha lo scopo di formare persone ad alto livello, perché poi sarà più facile per loro trovare occupazione. Abbiamo inoltre fatto un’operazione con le Casse di Risparmio, versando 4 milioni di euro da dare a tasso agevolato alle aziende. Se non c’è lavoro, le cose si complicano per tutti.

La Cassa di Risparmio di Foligno, come primaria banca locale, ha vissuto da protagonista, insieme a migliaia di imprese, lo sviluppo del territorio e della sua economia. Oggi il sistema bancario è legato a parametri un po’ diversi che condizionano oggettivamente il rapporto con i cittadini. Qual’è il suo pensiero in proposito?

Noi siamo diversi dalla banca. Siamo nati dalla Cassa di Risparmio di Foligno, ma ora non abbiamo più nessun legame con loro. La Cassa di Risparmio di Foligno è confluita nelle Casse dell’Umbria e tra poco tutte entreranno in Intesa-San Paolo. Per quello che so, la dirigenza di questo importante istituto bancario sta modificando la scaletta del ‘rating’. Uno dei requisiti al vaglio è, ad esempio, la moralità della persona. Tutto questo è per consentire a più aziende di accedere al credito. Speriamo il mercato riprenda. Fortunatamente noi in città abbiamo aziende ad altissima tecnologia del settore aeronautico Oma, Umbra Cuscinetti, Ncm e le altre dell’indotto. Dobbiamo avere tutti fiducia e lavorare.

In ultimo, cosa si sente di dire alle famiglie di questo territorio e soprattutto ai giovani?

A famiglie e giovani dico di credere nel futuro e non perdere la fiducia. I giovani devono essere artefici del proprio futuro. Non possono più aspettarsi che siano gli altri a fare le proposte, ma le devono fare loro. Nel territorio molte cose sono cambiate e seguiteranno a cambiare. L’Italia ha avuto il suo sviluppo maggiore nel manifatturiero, anche se oggi questo settore sta tendendo a scomparire. Ci sono però degli altri settori che devono essere sviluppati, come turismo, cultura, agricoltura: i giovani devono avere la capacità di intuire e di capire, essendo propositivi. Se non lo saranno, difficilmente potranno trovare altri che lo faranno per loro. Forza giovani, datevi da fare, il futuro siete voi!

Fabio Luccioli
Fabio Luccioli
Direttore di Radio Gente Umbra e Gazzetta di Foligno

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