Sorride l’olivicoltura umbra dopo l’ultima annata. Purtroppo non tutta, ma buona parte sì. Già perché quella che si è venuta a delineare in questo 2018 è una situazione molto “a macchia di leopardo”. Così, infatti, la definisce il presidente di Aprol Perugia, Giulio Scatolini, intervistato dalla redazione di rgunotizie.it. “Rispetto al 2017 – commenta -, quest’anno la produzione è aumentata, ma resta ancora bassa rispetto alla media”.
Tradizionalmente, infatti, l’Umbria – che rappresenta il 2 per cento della produzione italiana – arrivava a produrre circa 70mila quintali di olio. In questo 2018, però, la soglia dovrebbe essere intorno ai 50. Più del 2017, dunque, ma meno degli anni d’oro. Nel complesso l’aumento percentuale rispetto allo scorso anno dovrebbe essere del 20 per cento.
A fare la parte del leone l’area del Trasimeno, “che – come spiegato da Giulio Scatolini – sarà quella con la resa migliore”. Bene, ma non benissimo la fascia olivata Assisi-Spoleto. La cultivar del moraiolo, presente nell’80 per cento dei terreni di quella zona, infatti, ha retto bene all’ondata di freddo, ma c’è stato qualche calo in termini di produzione. Male, invece, l’area dei Martani in cui ricadono Comuni come Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria. Il freddo, infatti, ha penalizzato i terreni coltivati con la qualità frantoio. “Cultivar – ha detto il presidente di Aprol Perugia – che risulta più sensibile rispetto alle altre, avendo una corteccia più sottile e delicata. Il freddo – ha aggiunto – ha così bruciato le piante, per cui ad esser stata intaccata non è stata solo questa annata, ma anche le prossime”.
Il freddo, dunque, è stato il peggior nemico per le piante d’olivo in questo 2018. Anche se le temperature degli ultimi giorni preoccupano e non poco gli olivicoltori. Il pericolo, infatti, è che le piante debbano ora affrontare un nuovo nemico, la mosca. “La raccolta è già iniziata ed è bene che la si porti a termine il prima possibile – conclude Giulio Scatolini -. Ad oggi il problema della mosca non è stato riscontrato, ma il clima che sta caratterizzando questo periodo potrebbe incidere”.
Complessivamente comunque l’Umbria con i suoi 30mila ettari di terreni coltivati ad ulivi e i suoi sette milioni e mezzo di piante si è difesa bene rispetto alla media nazionale, dove si è registrato un – 38 per cento. “Colpa di Burian e delle piogge – dicono da Coldiretti – che hanno sorpreso le piante durante il periodo della fioritura”.