La crisi continua a stringere la morsa e la situazione economico-sociale dell’Umbria continua ad affondare, lo testimoniano i dati elaborati dall’osservatorio nazionale della CGIL sull’andamento della CIG. I segnali di ottimismo sparsi a piene mani nei mesi scorsi, infatti, non trovano nessun riscontro nella realtà. Sono 14.339 i cassintegrati nel mese di luglio. A questi però, vanno aggiunti gli oltre 5.500 lavoratori collocati nella cassa in deroga e per i quali, non sono stati ancora immessi nella procedura che consenta il pagamento delle mensilità arretrate. Secondo la CGIL Umbria, ammonta a 19.889, dunque, il numero dei cassintegrati nella regione verde d’Italia. Per ciò che riguarda le aziende, quelle in concordato preventivo, rispetto all’anno precedente passano da 1 a 4 e i contratti di solidarietà da 5 a 10. Le riconversioni industriali sono ben 41. Se a questo aggiungiamo il fatto che le richieste di disoccupazione nell’anno corrente sono aumentate del 3,7% rispetto all’anno precedente (abbiamo oltre 51 mila disoccupati in Umbria) ci troviamo di fronte ad un vero e proprio bollettino di guerra. Per uscire dall’impasse, il Segretario Generale CGIL Umbria, Mario Bravi suggerisce di non aumentare la flessibilità (come propone il Jobs Act del Ministro Poletti), piuttosto di puntare su una politica economica alternativa basata anche in Umbria su un vero piano del lavoro. In sintesi occorre, secondo la CGIL, “cambiare verso”, ridando valore, dignità e diritti al mondo del lavoro. Su questi temi, comunica la CGIL, da settembre si svilupperà la mobilitazione sulla vertenza Umbria.