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Il presepe di Budino: storia e tradizione

Pubblicato il 27 Dicembre 2014 09:12 - Modificato il 6 Settembre 2023 01:19

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Nell’era delle tradizioni dimenticate e delle App natalizie ci piace fare un salto all’indietro e parlare del Presepe, realizzato a mano, vivente, raccontarvi delle storie senza tempo e quei personaggi che mantengono ancora alta la tradizione. La tradizione, prevalentemente italiana, difatti risale all’epoca di San Francesco d’Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività quindi possiamo dire senza remore che qua in Umbria il presepe rappresenta tanto di più di una semplice tradizione.

Ed è proprio con un abile artigiano dei giorni nostri che abbiamo avuto il piacere di chiacchierare. Bruno Adriani non si definisce un’artista, ma soltanto un appassionato. Ed è la passione che muove tutto il suo lavoro. Da anni il Presepe che realizza rappresenta un vero e proprio “evento” locale che smuove turisti da fuori, cittadini folignati e non. Nella frazione di Budino dal 24 dicembre si apre ufficialmente uno dei presepi più apprezzati per la sua composizione e storia. “Sono ormai quasi 33 anni che realizziamo il presepe – dichiara Bruno Adriani – e ogni anno è un’emozione più grande. Tutto nacque quasi come uno scherzo: io e altri quattro amici decidemmo di fare una sorpresa al parroco di allora, don Lorenzo, allestendo durante la notte un presepe. La cosa piacque talmente tanto che da allora ci commissionò ufficialmente l’allestimento del presepe del paese e da lì cominciammo a studiare tecniche e a visionare altre opere. Andammo a Greccio, per ispirarci su come realizzare le varie composizioni e iniziamo a riunirci più volte a settimana per cercare delle soluzioni alternative”. “Dopo numerosi incontri – continua Bruno Adriani – stabilimmo di utilizzare come paesaggio per il nostro presepe il paesaggio rurale dell’Umbria. Decidemmo di rappresentare vie e antichi mestieri, piazze e architettura della nostra regione applicate al presepe. La cosa ci appassionò talmente tanto che iniziammo a studiare e imparare tecniche per costruire case e sobborghi da soli. L’uso del polistirolo, combinato alla creta per la realizzazione dei ‘coccetti’ o mattoncini, il compensato per le strutture ci hanno dato il via per la costruzione di piccoli paesini umbri da collocare nel presepe. Facevamo foto ai nostri borghi storici, raccoglievamo materiale di archivio per studiare le case in modo da riprodurle con la massima fedeltà. Il nostro intento era quello di donare al visitatore una sensazione di vicinanza ambientale al presepe e l’uso del paesaggio nostrano è stata sicuramente un’idea più che vincente. Difatti negli ultimi anni abbiamo voluto inserire sullo sfondo alcuni paesi tipici come Assisi e Gubbio per far sentire ancor di più la vicinanza all’Umbria; la novità del 2014 è la realizzazione di Spello. Ovviamente non finimmo qui e dopo qualche anno abbiamo introdotto il movimento dei personaggi. Mi ricordo che il mio primo personaggio in movimento fu il taglialegna e anche in questo caso il divertimento nel creare i movimenti era massimo. Si andava a comprare il personaggio, lo si smontava laddove era necessario e poi, con l’ausilio di un motorino, lo facevamo muovere. Ad oggi il nostro presepe conta 350 movimenti e vi assicuro che alla prima visione del presepe è impossibile scorgerli tutti. Ogni anno poi cerchiamo sempre di ampliare sia il paesaggio che il numero di personaggi in movimento, ma la cosa che mi preme più raccontare è che ci piace ampliare il lavoro con nuove leve, coinvolgendole nel lavoro finale. Sono ormai anni che – prosegue Adriani – dal mese di novembre fino all’apertura del presepe, insegno a ragazzi, perché innanzitutto vorrei che la passione si tramandasse e poi perché credo fortemente nelle potenzialità dei giovani. La mia ‘scuola’ è composta da 27 ragazzi a cui cerco di insegnare a divertirsi innanzitutto, a tirar fuori la fantasia e ad applicarla con tecniche varie nel bellissimo mondo del presepe. Purtroppo noto che ultimamente c’è sempre meno voglia di spendere le proprie serate, magari sporcandosi con creta e calce. Più passa il tempo e più trovo difficoltà nel trovare ragazzi desiderosi di imparare un’antica arte come quella dei presepi. Perché i presepi non s’imparano su internet e nemmeno sui manuali scritti. C’è bisogno di pratica, di studio, di personalizzazione e di sensibilità ed io metto tutto ciò a disposizione di chi vuole. Per me è una gioia immensa quando ci riuniamo il venerdì sera in gruppo, creiamo dal nulla idee o semplicemente proviamo tecniche nuove, perché innanzitutto riesco nell’intento di tramandare la tradizione ma soprattutto credo di far passare ore d’allegria e spensieratezza in un mondo che va troppo veloce e che bada troppo allo spettacolo e al cattivo gusto. Per me il presepe è una passione – conclude – una droga, un compagno, uno sfogo ma soprattutto è tanto amore”.

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