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La Srl di Brunori approda in Umbria tra musica e umorismo

Pubblicato il 21 Marzo 2015 13:40 - Modificato il 6 Settembre 2023 00:38

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Un Brunori diverso ma forse mai più vero. Dario Brunori, meglio conosciuto come Brunori Sas ieri ha conquistato il pubblico del teatro Morlacchi di Perugia con il suo tour Brunori Srl “Società Responsabilità Limitata”. Diverso perché sul palco Brunori non ha portato solo la sua musica ma anche monologhi e ironia, vero più che mai perché il tour altro non è che la versione spettacolarizzata di ciò che solitamente durante i suoi concerti già accade ma in maniera ridimensionata. “Nel corso degli spettacoli, in maniera del tutto naturale – spiega Brunori subito dopo lo spettacolo di venerdì 20 marzo – per stemperare la timidezza e per il timore che i pezzi possano risultare noiosi dico sempre tante fesserie tra una canzone e l’altra, ecco così che è venuta fuori l’idea di racchiudere anche questo aspetto in uno spettacolo”. Il primo segnale di cambiamento lo aveva già suggerito il titolo del tour, da Brunori Sas a Brunori Srl, il cambio di denominazione sociale che in ambito aziendale indica l’espansione di una società anticipava infatti l’evoluzione a cui il pubblico avrebbe assistito. Ogni monologo, una miscela di introspezione e umorismo, è stato intervallato da tre canzoni del cantautore calabrese. Un continuo ping pong di risate e silenzi tra riferimenti divertenti e aneddoti legati alla vita personale del cantautore che ha toccato argomenti per lui preziosi, come la morte del padre. Ad accompagnare l’intero spettacolo il motivetto di una ninna nanna, quella che Dario da piccolo aveva dovuto inventarsi per addormentarsi (dato che la sua fobia più grande era di rimanere sveglio mentre tutti in casa dormivano).

 

Nuovo titolo, nuovo spettacolo. Un mix di musica, teatro e cabaret. La parola d’ordine che ha permeato l’intero spettacolo sembra essere ibridazione. Quanta voglia ha Dario Brunori di sperimentare?

La sperimentazione sta nel voler tentare di fare qualcosa di diverso che racchiudesse due momenti tra di loro quasi contrastanti. È come se sul palco ci fossero due Dario diversi. Ho voluto mostrare il mio lato più emozionale attraverso la musica, mentre nei monologhi ho messo più il cervello. Senza tralasciare che mi sono divertito a fare una cosa nuova.

 

Società responsabilità limitata”, quanta responsabilità ti sei preso nel fare questo spettacolo dato che non nasci come attore ma ti sei dovuto improvvisare tale? Quanta responsabilità nei confronti di un pubblico che non è abituato a questo e a cui potrebbe non piacere quello che proponi?

Questa è la cosa bella. Se non ti metti mai nella condizione di produrre un potenziale fallimento non c’è gusto. Questa è la sfida. Anche la scelta di non cantare pezzi “storici” come Guardia ’82 e Rosa è stata una sfida, le abbiamo già fatte tante volte e sappiamo che funzionano quindi abbiamo voluto provare a far funzionare la cosa in un altro modo.

 

Quali difficoltà hai trovato nel mettere in piedi questo spettacolo?

L’attesa di provarlo con il pubblico. Finché non c’era mi sembrava orribile. Poi quando c’è ti rendi conto che davanti a te hai un interlocutore che ti restituisce i tempi, che ti fa capire cosa funziona. Una cosa molto difficile è stato ad esempio parlare di mio padre, perché ti ritrovi a spettacolarizzare qualcosa che per te ha molto valore. Nel bene e nel male però cerco di raccontarmi, di essere sincero e far arrivare al pubblico quello che io ho provato realmente.

 

Sei reduce dal tour IL CAMMINO DI SANTIAGO INTERRAIL, Bruxelles, Francoforte, Amburgo, Londra, Lugano. Cosa ti ha regalato la “conquista dell’Europa”?

I feedback della gente. Sentiamo tanto parlare di questi famosi emigranti 2.0, ragazzi che si sono spostati, laureati che cercano lavoro. Finché leggi gli articoli su internet è un conto, però solo quando ci parli faccia a faccia completi il quadro e capisci cosa succede. È stata una bella esperienza.

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