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Spoleto, don Formenton vieta l’ingresso in chiesa ai razzisti. Matteo Salvini: “Povera Spoleto..”

Pubblicato il 20 Luglio 2015 13:35 - Modificato il 5 Settembre 2023 23:33

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“In questa chiesa è vietato l’ingresso ai razzisti…tornate a casa vostra!”. È quanto apparso nei giorni scorsi sul portone della chiesa di Sant’Angelo in Mercole a Spoleto. Una frase che sta facendo il giro del web e non solo. A scriverla il parroco di origini venete, don Gianfranco Formenton, noto in città per il suo essere schietto e diretto. Tutto è scaturito dai gravi fatti di Quinto di Treviso, dove i residenti hanno dato fuoco a materassi e mobili perché contrari alla decisione della prefettura di alloggiare un centinaio di profughi all’interno di alcune palazzine. Ad aggiungersi poi anche la rivolta anti-immigrati di Roma. Azioni queste che non potevano non essere condannate da don Formenton. Il don, che si trova ormai da anni a Spoleto, dove è conosciuto e apprezzato dalla cittadinanza, nel cartello che vieta l’ingresso nella casa di Dio ai razzisti, ha aggiunto, ricordando un versetto del Vangelo secondo Matteo: “Ero straniero e non mi avete accolto – si legge – Lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno…”. Il parroco, inoltre, se l’è presa anche con il governatore del Veneto, Luca Zaia, per aver dichiarato di essere contro la violenza ma dalla parte degli abitanti. Il che, per don Formenton, tradotto significa: “Hanno fatto bene”. Il prete, quindi, ha esortato anche la chiesa di Treviso ad intervenire con una parola evangelica, oltre a sottolineare che il suo è un invito a tornare a casa e riflettere. E se il cartello, pubblicato anche sulla pagina Facebook del sacerdote, ha raccolto diverse condivisioni, non è passato inosservato a Matteo Salvini, segretario della Lega Nord che, sentitosi chiamato in causa, non ha perso l’occasione per criticare don Formenton. Il leader del Carrocio ha infatti scritto su Twitter: “Forse il parroco preferisce gli affaristi alla Mafia Capitale? Preferisce gli scafisti, gli schiavisti, i terroristi? Povera Spoleto e povera Chiesa, se questo è un prete…”. Ma quello di don Formenton non è altro che un monito perché, come ha scritto lui stesso su Facebook, “la ‘Casa del Popolo di Dio’ non è il posto per chi rifiuta di accogliere i poveri”. “E’ doveroso ricordare ai razzisti – ha rimarcato – che questa non è la loro casa, si devono sentire stranieri in questa casa”.

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