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Festa scienza e filosofia, Nicolò D’Amico: “La wi-fi? Grazie a Marconi…”

Pubblicato il 16 Aprile 2016 10:09 - Modificato il 5 Settembre 2023 20:46

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I sistemi Wi-fi oggi sono gli assi portanti della vita quotidiana, vivono dentro le moderne comunità e da esse traggono linfa e vitalità. “Pochi sanno”, afferma il presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica Nicolò D’Amico, “che è proprio con la realizzazione di speciali dispositivi necessari per correlare i segnali dei radiotelescopi che due radioastronomi australiani inventarono e brevettarono il sistema Wi-fi. Modo elegante per la radioastronomia di saldare il debito con il padre delle telecomunicazioni Guglielmo Marconi”. “Le applicazioni scaturite direttamente dalla scoperta di Marconi pervadono la nostra vita quotidiana ma raggiungere questo traguardo – ci spiega il presidente – non è stato un percorso agevole anzi esso si è mostrato irto di insidie e di difficoltà. Tutti gli scienziati, infatti, non concordavano a pieno sul valore della scoperta, sulle sperimentazioni da seguire e sul piano programmatico di utilizzo. Un punto interrogativo che sollevava un’infinità di dubbi a cui non si potevano fornire risposte certe, era rappresentato dalla propagazione del campo magnetico. Era generalmente condiviso che esso, generatore dell’onda, si muove nel vuoto ad una velocità costante e rettilinea per cui, data la curvatura della Terra, molti ricercatori tra il diciannovesimo e ventesimo secolo, pensavano fosse inutile profondere energie e finanziamenti per un percorso che non avrebbe portato risultati. Le riserve caddero quando due punti opposti vennero collegati da una trasmittente e da una ricevente e da quel momento le energie si sommarono nella ricerca di spiegazioni e motivazioni del fenomeno”. Oggi è universalmente riconosciuto che le frequenze più basse della vasta gamma che caratterizza la parte inferiore dello spettro sono riflesse dalla ionosfera e possono soddisfare, quindi, tutte le esigenze di trasmissioni di segnali che abbiamo sulla Terra. Le onde radio su cui viaggiano le immagini televisive percorrono con moto rettilineo la tangente nel punto di emissione e raggiungono un obiettivo prefissato dall’uomo o gli spazi infiniti e per questo motivo solo dopo la messa in orbita dei satelliti è stato possibile condividere contemporaneamente con il mondo intero un qualsiasi avvenimento sia esso culturale, politico o sportivo. Nicolò D’Amico, con il caratteristico orgoglio dello scienziato sempre alla ricerca del nuovo e dell’imperscrutabile, cerca di trasmettere alla platea quanto la possibilità di comunicare con gli spazi infiniti dell’atmosfera abbia contribuito al vertiginoso sviluppo di tutta la scienza spaziale. Queste onde non ci permettono solo di dialogare con tutti i temerari che si alternano nei voli orbitali, ma sono un canale rigidamente controllato con cui inviamo i nostri comandi a macchine, computer, dispositivi fotografici per scopi e strumenti di ogni genere e non ultimo tutti i sistemi di vigilanza e di controllo sempre più a partecipazione satellitare (radionavigazione, gps, controllo per il traffico aereo). “Dopo lo storico annuncio che ha comunicato al mondo la scoperta delle onde gravitazionali, poi – aggiunge il professore -, si è aperta l’era dell’astronomia gravitazionale. Einstein aveva ragione. Le aveva previste oltre cento anni fa come conseguenza della sua teoria della relatività generale e ora sono realtà. Le onde gravitazionali sono piccole increspature nello spazio-tempo prodotte da oggetti astronomici con grandi masse che subiscono accelerazioni. Queste increspature si propagano nell’Universo e raggiungono i rilevatori sulla Terra, i cosiddetti interferometri. Una scoperta di portata eccezionale anche per la natura dell’evento astronomico che ha permesso di registrarle: la collisione di due buchi neri, oggetti finora teorizzati dagli scienziati ma mai osservati, poiché sino ad oggi nessuna evidenza sperimentale aveva potuto provare la loro esistenza”. Si allarga a macchia d’olio la nostra finestra sull’Universo, abbiamo “conquistato” la possibilità di misurare eventi fino ad oggi imponderabili.

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