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Spoleto, al Pronto soccorso 26mila accessi in un anno

Pubblicato il 18 Aprile 2018 16:41

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Più di 26mila accessi e 1300 pazienti in osservazione breve intensiva. Sono i numeri fatti registrare nel 2017 dal pronto soccorso del San Matteo degli Infermi di Spoleto, diretto da Gianluca Proietti Silvestri. Nel dettaglio, i dati parlano di 26.143 accessi, di cui 233 in codice rosso, 4.772 giallo, 17.316 verde e 3.822 bianco. Per quanto riguarda i ricoveri, invece, sono stati solo 2.649 e la bassa percentuale rispetto agli accessi (11%) è un elevato indice di qualità del servizio. “La sede, ristrutturata un anno fa – spiega Proietti Silvestri, che dirige il servizio dal settembre 2015 – , è dotata di tre ambulatori: la sala rossa per le emergenze, quella gialla per le urgenze e quella verde per i codici di minore gravità. C’è poi l’area riservata all’ Obi, ossia l’osservazione breve intensiva, con quattro posti letto, l’area per l’attesa di definizione diagnostica e terapia di durata inferiore alle 6 ore e la stanza per le malattie infettive”. Dei 1300 pazienti dell’osservazione breve, 500 sono stati pazienti pediatrici, mentre i restanti 800 si sono divisi tra chirurgia, medicina e ortopedia. Casi clinici complessi che non hanno richiesto ricovero ordinario, venendo gestiti con il supporto degli specialisti dell’ospedale. “L’aumento del volume delle attività – ha aggiunto il dottor Proietti Silvestri – è determinato dai processi diagnostici per le dimissioni in sicurezza”. Il pronto soccorso spoletino, inoltre, gestisce anche il servizio 118 per la zona della Valnerina, coordinato dalla dottoressa Anna Maria Rotelli, con le postazioni di Cascia (H24) e di Norcia (h12) sette giorni su sette. “La qualità dell’assistenza del nostro pronto soccorso – ha dichiarato invece il direttore sanitario di presidio, Luca Sapori – si arricchisce con l’accesso diretto alla pediatria e all’ostetricia, servizi attenti alle esigenze dei bambini e delle mamme. Tutto il personale è altamente formato e dietro ad un pronto soccorso efficiente – ha concluso – c’è un percorso diagnostico che funziona grazie alle strutture e alle consulenze specialistiche dell’intero ospedale”. 

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