“Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”. Così, il 12 aprile 1961, il cosmonauta sovietico Jurij Alekseevič Gagarin alla visione del nostro pianeta, senza nessuna retorica, descriveva quello che era per moltissimi esseri umani un sogno irrealizzabile quasi fantascientifico: l’uomo sullo spazio. A più di quarant’anni dalle prime missioni, l’Italia con l’Agenzia Spaziale Italiana e con i suoi programmi, si è inserita ormai di diritto tra le grandi potenze mondiali che lavorano e sperimentano lo spazio. L’Asi da diversi anni è anche partner di Festa di Scienza e Filosofia e per l’ottava edizione, dopo solo quattro mesi dal ritorno dalla missione Vita, ha portato nella città della Quintana l’astronauta Paolo Nespoli. Rgunotizie in esclusiva ha realizzato un’intervista con l’ingegnere della Nasa.
Ingegner Nespoli benvenuto a Foligno e in Umbria. E’ la prima volta che viene nella nostra città?
Grazie a voi! Si, è la prima volta che visito Foligno e devo dire che la reputo una bellissima cittadina. In più, la Festa di Scienza e Filosofia è un’iniziativa veramente molto grande e ben fatta, sono felice di poter contribuire al successo delle Festa con la mia esperienza di vita.
Partendo dalla sua esperienza di vita che cosa è per lei lo spazio?
Lo spazio è quello che ci sta attorno, quello che non siamo noi, ed è sicuramente un ambiente da scoprire e da capire. E’ un posto dove si trovano cose impensate senza dubbio fuori dal mondo.
Lei oltre ad essere astronauta è anche appassionato di elettronica e radiocomunicazioni, sulla stazione spaziale orbitante in missione, le è mai capitato di utilizzare le proprie abilità collaterali per sistemare qualche problema non previsto dai manuali?
Certamente si ed è il motivo per il quale ancora la Nasa decide di inviare degli essere umani e non dei robot sullo spazio. Un robot sarebbe migliore anche rispetto all’essere umano considerando che non mangia, non dorme, non si stanca ed ha la possibilità di effettuare un lavoro di continuo senza sbagliare. Paradossalmente però, l’uomo è un robot super programmabile senza aver bisogno di un programmatore, per cui sulla stazione in continuazione succedono imprevisti, sebbene sia un posto dove si prevede tutto, che devono essere risolti dall’ingegno e dall’intuizione di noi uomini.
Il sogno di ogni bambino è da sempre fare l’astronauta, il sogno del bambino Paolo Nespoli quale era?
Sembra scontato ma era proprio l’astronauta. Da bambino ricevevo questo tam-tam mediatico degli americani e i russi che andavano sulla Luna e si facevano guerra per la corsa sullo spazio. Quando guardavo le immagini in bianco e nero di Armstrong che saltava sul suolo lunare, non potevo non sognare di fare l’astronauta. Il fatto poi che da piccolo tutti mi davano quasi del “pazzo” perché all’epoca non esistevano né astronauti europei tantomeno italiani, mi ha dato la spinta nel non chiudere mai il cassetto di questo sogno e difatti con costanza e impegno sono riuscito in quello che ho sempre sognato. Lo dico sempre ai ragazzi che se ce l’ho fatta io, il sogno è alla portata di tutti.
La corsa allo spazio è molto cambiata negli ultimi quarant’anni, prima c’era la rivalità Usa e Russia e ora la Stazione spaziale è una grande casa, dove tutti coabitano e collaborano insieme per il fine comune. Quanto è difficile la convivenza con gli altri astronauti?
E’ molto difficile gestire l’isolamento, l’allontanamento dai problemi quotidiani di casa e dei tuoi affetti. La Nasa difatti dopo l’esperienza russa della Mir, dove gli astronauti non avevano praticamente modo di comunicare, vivevano in un ambiento pieno di rumore di continuo come se si stesse in miniera con poche cose da fare, ha deciso creare un ambiente che sia confortevole in qualche modo. Abbiamo la possibilità settimanalmente di effettuare videochiamate con la nostra famiglia, abbiamo la nostra connessione con la posta elettronica e i social media. I miei tweet sono un flusso con il pianeta Terra e il fatto che ogni giorno ricevevo 200/300 risposte ai miei messaggi mi davano la possibilità di portare gente a bordo non facendomi sentire solo. Poi la convivenza l’abbiamo imparata a gestire negli anni precedenti alla missione, nelle varie esercitazioni come le volte che ci hanno portato in Alaska e ci hanno lasciato per vari giorni da soli a gestire tutte le difficoltà del caso. Ma la cosa più importante che abbiamo imparato e che tutti dovrebbero fare sempre anche a casa, è parlare in qualsiasi momento anche se il problema sembra irrisorio.
E’ così differente l’impatto nell’atterraggio tra lo Space Shuttle e la Sojuz russa?
Un esempio calzante è se hai a disposizione due auto di cui una è una Ferrari di Formula 1 e l’altra è una Fiat 500, primo modello con gli sportelli che si aprono al contrario. Le differenze sono notevoli e devo dire che l’atterraggio su una Sojuz è una serie di devastanti catastrofi continue, come se con un’utilitaria realizzi un incidente frontale contro un autoarticolato. Ma alla fine dei giochi, a differenza dello Shuttle, la capsula Sojuz rimane ancora la soluzione più sicura e senza rischi.
Passando alle nuove scoperte, secondo lei arriveremo su Marte con un equipaggio umano?
Sicuramente arriveremo su Marte e probabilmente andremo anche oltre il nostro Sistema solare: cose impossibili ad oggi ma ai secoli a venire saranno gli obiettivi principali. Noi abbiamo questo problema di vedere il nostro futuro nella misura della nostra vita. Trenta o quarant’anni già sembra una distanza troppo lontana, ma dovremmo cercare di vedere le cose più universalmente in un’ottica con uno spazio-tempo più ampio.
In conclusione per lei che significa stare nello spazio?
Io mi guardo e mi piacerebbe essere il miglior astronauta di sempre anche perché non mi mandano sulla spazio per fare foto ma per lavorare, fare esperimenti in ambito tecnologico, medico, botanico. Quindi l’astronauta migliore è quello che segue la pianificazione dalla Terra. Perché il lavoro in assenza di gravità è il fondamento di tutti i nostri studi, noi a volte siamo anche le cavie proprio per esperimenti medici e fisici per studiare al meglio tutto quello che concerne la forza di gravità. Quindi, chi segue questa programmazione senza fare particolari danni, si può tranquillamente definire un buon astronauta ed è quello per cui io spero di essere ricordato.
Grazie per la sua disponibilità e le auguriamo una buona permanenza nella città di Foligno.
Sono felice di poter condividere il mio lavoro, non sono un supereroe ma semplicemente un uomo che ha fatto del proprio sogno il suo lavoro e, come ripeto sempre nelle scuole e nei vari incontri, è importante ricordare sempre che il futuro è dei giovani e sta soltando a loro scriverlo nel migliore dei modi.
Ha collaborato all’intervista il dottor Gabriele Pastori