Il Museo diocesano di Foligno torna a spalancare le proprie porte ed è subito invasione di curiosi e amanti dell’arte. Sabato pomeriggio, infatti, in tanti hanno atteso, fuori dall’ingresso di largo Carducci, la riapertura di quello scrigno d’arte che custodisce al suo interno opere di immane bellezza, per poi varcare la soglia e lasciarsi ammaliare da quadri e sculture.
Un sogno diventato realtà per la città di Foligno, che da tempo ormai aspettava questo momento. Preludio di ciò che verrà. Ossia, il ripristino del collegamento tra il Museo diocesano e quindi il palazzo delle Canoniche con l’adiacente palazzo Trinci. Progetti che hanno visto in prima fila Diocesi, Comune e la Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, che hanno deciso di unire le forze per portare a casa questo grade risultato.
E la parola chiave, come sottolineato dal vicario episcopale per i beni culturali della Diocesi, don Paolo Aquilini, è stata proprio quella della “complementarietà”. “Insieme guardiamo al futuro – ha detto – perché abbiamo bisogno gli uni degli altri. Chiesa e Stato che lavorano insieme per creare un unico grande museo”.
Un polo culturale che arricchirà ulteriormente l’offerta turistica cittadina, come sottolineato anche dal responsabile umbro di Coopculture, Alessandro La Porta, cooperativa che gestirà anche il Museo diocesano. “Foligno è oggi una città turistica e la crescita registrata nel primo trimestre 2019 rispetto agli anni passati, lo dimostra. Segno che la strategia adottata in questi anni ha funzionato. La speranza è che la prossima amministrazione continui su questa strada, perché la sinergia tra sistema museale pubblico e privato si è dimostrata vincente”. Alessandro La Porta ha quindi annunciato l’installazione, a breve, anche di un maxischermo a palazzo Trinci che racconti ai turisti le opere che la città ospita nei suoi musei.
“Il percorso che abbiamo intrapreso sembrava facile, ma non era così”. Queste le parole del vicesindaco ed assessore alla cultura, Rita Barbetti. “Il cammino è stato accidentato e tortuoso – ha proseguito – ma oggi possiamo essere orgogliosi di questo accordo, che ha visto dialogare istituzioni civili e religiose. Restituiamo alla città un patrimonio prezioso”. “Una porta che si apre su un ponte – gli ha fatto eco monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno – ma c’è un’altra porta che va aperta e speriamo di farlo a breve. Anche perché – ha detto monsignor Sigismondi citando l’ex direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci – esiste una profonda relazione tra fede e arte, un vincolo tra verità e bellezza. Il patrimonio artistico è nato dalla fede, all’interno della Chiesa. E la bellezza è la lingua madre della Chiesa. I Musei – ha quindi concluso – sono strumenti di inclusione, luoghi di cittadinanza e questo deve valere anche per Foligno”.
Come detto, ad avere un ruolo chiave anche la Fondazione Carifol. “La nostra presenza non poteva mancare – ha commentato il presidente Gaudenzio Bartolini – un contributo al bello e all’arte, ma anche al turismo”. A completare l’appuntamento con la riapertura del Museo diocesano folignate la rappresentazione firmata ProTe[M]us con la lettura della prima lettera di San Paolo ai Corinzi sul corpo e le membra da parte di Giacomo Nappini, accompagnato dal ballerino Giacomo Olivieri, e una visita guidata ad opera del personale di Coopculture e degli studenti dell’indirizzo turistico dell’Istituto tecnico economico “Scarpellini”.