I sindaci dei Comuni di Montefalco, Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria e Castel Ritaldi dicono no ai tagli al trasporto pubblico decisi dalla Regione. E lo fanno con una lettera indirizzata ai vertici di palazzo Donini, a cominciare dal presidente Fabio Paparelli.
“È inconcepibile privare i nostri territori di servizi essenziali come quelli dei trasporti su gomma verso i maggiori centri del comprensorio” scrivono in una nota Luigi Titta, Enrico Valentini, Manuel Petruccioli ed Elisa Sabbatini. “Tanto più – sottolineano i sindaci – in concomitanza con l’avvio della stagione estiva, che rappresenta uno dei momenti di maggior vitalità delle nostre comunità e dell’offerta turistica e culturale pensata per turisti e visitatori”.
Per i quattro rappresentanti istituzionali si tratta di una decisione che “mette deliberatamente in ginocchio le aree interne a vocazione turistica e ricettiva, danneggiando le imprese che operano in questi settori, riducendo il grado di appetibilità e di capacità attrattiva e vanificando gli sforzi delle amministrazioni locali per sviluppare politiche che ne esaltino vocazioni e peculiarità”. Tutto questo in un quadro di difficoltà economiche per i Comuni, tali da non permettergli di sopperire – neanche volendo – in maniera autonoma a questa mancanza.
Ecco perché l’augurio dei primi cittadini di Montefalco, Gualdo, Giano e Castel Ritaldi è quello che si trovi una soluzione adeguata anche in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico, per scongiurare il rischio di ulteriori tagli e riduzioni nelle stagioni autunnali e invernali a discapito sia degli studenti ma anche dei pendolari. Da qui, dunque, la decisione di far sentire la loro voce, unendosi al coro di proteste che si è sollevato negli scorsi giorni in diverse realtà del Cuore verde d’Italia.
“L’auspicio – concludono i quattro sindaci – è dunque quello di utilizzare queste settimane per trovare soluzioni che non mortifichino ulteriormente gli enti locali, ma che consentano la ripresa dei servizi nella loro interezza con una modalità di risoluzione concertata e condivisa, che permetta a tutti i soggetti interessati di fare la propria parte per uscire da una crisi che non si può risolvere a colpi di delibere che scaricano il peso del proprio fallimento sugli anelli più deboli della catena”.