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Gli aminoacidi a catena ratificata (Bcaa) come integratori nello sport

Pubblicato il 2 Settembre 2019 10:56 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:37

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Da alcuni anni si continua ad assistere ad una incontrollata espansione del mercato dei cosiddetti integratori alimentari, incoraggiata dalla mancanza di regolamentazioni e rigidi controlli.

Questi integratori, costituiti dalle sostanze più varie, sono facilmente accessibili sia nelle erboristerie che in farmacia dove sono prodotti dispensati da banco. Purtroppo, stando agli studi attualmente disponibili, cosi come precoce è l’età di inizio delle attività sportive, altrettanto precocemente nei giovani atleti sembra affermarsi la convinzione che per proseguire in tale attività e migliorare le prestazioni, si debba fare ricorso a sostanze esterne in grado di sostituire o potenziare gli effetti dell’allenamento.

Gli Aminoacidi a catena ramificata BCAA appartengono al gruppo degli “aminoacidi essenziali”, ed in quanto tali devono essere introdotti dall’esterno già costituiti attraverso gli alimenti, perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli. Secondo alcuni studi scientifici i BCAA sarebbero in grado di promuovere la sintesi proteica (effetto anabolizzante) e di favorire i processi di recupero dopo un carico di lavoro muscolare. 

Ma scendendo nei dettagli, da cosa sono costituiti gli integratori di BCAA?

Sono una composizione di 3 aminoacidi essenziali quali, Leucina, Isoleucina e Valina, in cui il loro rapporto deve essere di 2:1:1 ed in cui è consigliabile l’associazione delle vitamine B1e B6

Nell’ambito sportivo, l’uso d’integratori con BCAA si è molto diffuso soprattutto nell’ultimo ventennio, favorito da una vasta produzione scientifica che avrebbe dimostrato una specifica efficacia di queste sostanze nel migliorare la prestazione sportiva. Tuttavia rimangono forti perplessità sulla reale efficacia di questi prodotti anche in considerazione del fatto che gli autori dei vari studi scientifici analizzati a favore di questa integrazione, indicano quantitativi e tempi di somministrazione assai diversi.

A livello muscolare, dal catabolismo dei BCAA si producono sostanze in grado a loro volta di svolgere importanti funzioni nell’organismo, in particolare l’alanina favorirebbe i processi di detossificazione attraverso l’eliminazione dell’ammoniaca dal muscolo, trasportandola nel fegato, dove può essere poi liberata e successivamente eliminata (ciclo dell’alanina).

L’alanina cosi trasformata diventa acido piruvico, che a sua volta convertito in glucosio dalla neoglucogenesi epatica, può, sempre attraverso il sangue, tornare al muscolo per sostenere le necessità energetiche (ciclo di Cori).

Nella maggioranza dei casi, l’uso degli integratori contenenti aminoacidi ramificati BCAA da parte degli atleti e degli sportivi in genere è motivata dalla speranza e/o convinzione di poter ottenere un aumento di produzione e rilascio in circolo dell’ormone della crescita GH (Growth Hormon), in tal modo verrebbero potenziati i processi metabolici ed in particolare quelli anabolici (aumento delle masse muscolari e della forza) mediati da questo fondamentale ormone ipofisario.

Tuttavia l’analisi critica e statisticamente corretta dei dati disponibili in letteratura sembrerebbe smentire tale effetto, quando questi integratori sono assunti da atleti sani, opportunamente allenati e con abitudini alimentari corrette.

Oggi il fenomeno della produzione e commercializzazione degli integratori di aminoacidi a catena ramificata BCAA destinati soprattutto alla popolazione sportiva, sta assumendo dimensioni considerevoli con ottime prospettive future per le case produttrici. Di pari passo si è verificata un altrettanta considerevole “esplosione” di lavori e pubblicazione scientifiche (a volte anche molto folcloristiche), a sostegno delle varie molecole, di volta in volta presentate dalle aziende produttrici, in cui non sempre i dati ottenuti dai vari ricercatori sono in accordo tra di loro, ed altrettanto spesso questi lavori non hanno superato positivamente il vaglio di una rigorosa verifica della metodologia utilizzata e dei risultati ottenuti.

In conclusione possiamo dire che gli integratori dietetici sono utili e, alle volte, insostituibili presidi terapeutici, ed in quanto tali necessitano di un uso ragionato, oculato, dettato esclusivamente da reali esigenze terapeutiche, sostenute da opportune conoscenze e verifiche scientifiche, senza nulla concedere ai richiami della pubblicità o alle lusinghe di improbabili effetti miracolistici.

Ed è per questo motivo che l’integrazione alimentare dovrebbe essere sempre dispensata da un professionista sanitario, che ha per sua formazione e responsabilità il compito di fornire alle persone un corretto programma nutrizionale, che dovrà essere sorretto da un’attenta e costante valutazione clinica e funzionale di uno specialista dello sport, solo questo potrà produrre i dovuti adattamenti fisiologici in grado di esaltare le potenzialità genetiche di persone normali ed atleti.

 

Rubrica a cura del Dr. Mercuri Leonardo, DIETISTA A.N.D.I.D.

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