Preoccupa lo stato in cui versa la palude di Colfiorito. Le immagini che sta dando di sé in questi ultimi giorni di ottobre sono di un quasi completo prosciugamento. Fatta eccezione per alcune aree, infatti, la palude si presenta decisamente a secco, con tutto ciò che ne consegue sul fronte della flora e della fauna che la popolano. La colpa, è bene dirlo, è delle condizioni climatiche, dal momento che ad alimentare la palude sono solo ed esclusivamente le precipitazioni.
“La situazione attuale – spiega infatti a questo proposito la responsabile del servizio Parco, Biancarita Eleuteri – è il risultato della mancanza di nevicate consistenti nel periodo invernale e della successiva carenza di piogge. Siamo arrivati alla bella stagione con una diminuzione di acqua, che è andata peggiorando a fronte di un’estate fortemente siccitosa che ci ha portati al quadro odierno”.
Una situazione non nuova per la palude. Ciclicamente, infatti, si sono registrate negli anni condizioni simili, ma ciò che preoccupa è il ripetersi con troppa frequenza del fenomeno. “Negli anni ’90, prima che venisse istituito il Parco – racconta Biancarita Eleuteri – la palude era stata sottoposta ad un intervento particolarmente pesante da parte della comunità montana”. In quell’occasione si era andati a scavare per implementare la capacità di raccolta d’acqua della palude. Ma ora che si configura come area protetta, il ventaglio di possibilità di azione risulta decisamente limitato. “Da tempo – ha spiegato Eleuteri – c’è la volontà di intervenire sulla vegetazione, riducendola, nonostante si tratti di una risorsa che nel tempo ha attirato specie animali precedentemente non presenti. Così facendo – ha proseguito – si andrebbe ad incidere sul consumo di acqua da parte delle piante, ma si tratta di un’operazione dai costi molto elevati ed al momento – ha sottolineato la responsabile del servizio Parco – non disponiamo delle risorse necessarie. Né sul fronte statale, né su quello comunitario”.
Solo le precipitazioni, dunque, potrebbero risollevare le sorti della palude e di tutto ciò che ad essa si collega. Il riferimento, in questo caso, non è solamente alle specie animali e vegetali che popolano l’area, ma anche alle falde acquifere presenti nel territorio montano. Venendo meno l’acqua della palude, infatti, a risentirne sono anche le riserve di acqua potabile. “Nonostante la caratteristica di ambienti come quello della palude sia legata alle oscillazioni stagionali ed annuali del clima – ha concluso Biancarita Eleuteri – la situazione inizia a farsi sempre più drammatica. Speriamo, quindi, che venga presto a piovere”.