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A cinque anni il sisma le distrugge casa davanti agli occhi, oggi si laurea sul terremoto

Pubblicato il 9 Dicembre 2019 12:32 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:18

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Cristina Betti, ragazza di Nocera Umbra, è sicuramente una fonte attendibile per poter parlare di terremoti e ricostruzione, considerando che ha completato il suo corso di studi universitari con una tesi relativa ai due eventi catastrofici che hanno interessato l’Umbria: quello del 1997 e l’altro del 2016. La sua tesi, relativa alla comparazione dei due terremoti, è stata discussa lo scorso sei novembre alla facoltà di Scienze Politiche di Perugia ed ha permesso a Cristina Betti di approfondire i due eventi. Esperienze impossibili da cancellare. Non si possono chiudere gli occhi, non si può rimanere indifferenti, passivi. Sicuramente questo è uno dei messaggi che, Cristina, con la sua tesi, ha voluto presentare con attenzione. Ma da dove parte la sua volontà di approfondire il sisma del 1997 e quello del 2016? La risposta è facile. Cristina Betti ha vissuto in prima persona i drammatici momenti del 1997, con il sisma che nella su Nocera causò gravissimi danni. La ragazza ha visto crollare di fronte agli occhi la sua abitazione ed è sopravvissuta perché in quegli istanti si trovava proprio fuori casa.

Le abbiamo fatto qualche domanda per capirne di più.

Cristina, quando eri una bambina di poco più di cinque anni hai dovuto fare i conti con una realtà davvero difficile ed inaspettata, quella del terremoto del 1997. Descrivici la tua esperienza: che cosa hai provato, come l’hai vissuta, quanto ha influenzato la tua infanzia, e quanto ha influito sulla tua crescita?

“Per me è stata un’esperienza traumatica. Fin da subito mi sono resa conto dell’entità della situazione, della precarietà e della paura che aveva coinvolto tutti, familiari ed estranei. Ho visto la mia abitazione crollare davanti agli occhi. Sono esperienze, avvenimenti, che fanno riflettere molto, anche una bambina come ero io al tempo. Abbiamo vissuto per un periodo in una tenda, e poi, successivamente, nei prefabbricati. Andare a scuola non era più così divertente: disegnavamo con pennarelli neri, le case rappresentate sui fogli erano sempre distrutte. Nonostante questo, però, ho trovato il coraggio di reagire da un lato, e dall’altro, invece,sono diventata più sensibile, ho apprezzato e continuo tutt’ora ad apprezzare, la bellezza delle piccole cose, di quelle cose che si danno di solito per scontato. Per me ora, nulla è più scontato. Attualmente, posso dire che da questa esperienza ho imparato la solidarietà e il senso civico, ed è questo che ha influenzato la mia crescita”

Immagino che quando hai appreso della notizia del terremoto del 2016, per te è stato molto difficile. Che cosa è scattato dentro di te alla notizia?

“Sicuramente mi sono tornate in mente scene strazianti che avevo vissuto, ma questa volta l’esperienza è stata molto diversa. Mi sentivo pronta, preparata, sapevo come affrontare la calamità. Ho trovato immediatamente riparo sotto al letto, ho capito subito cosa stava succedendo. C’è stata grande prontezza di spirito. E’ terribile essere in una situazione di questo genere, ma sentirsi pronti, in un certo senso, aiuta a credersi un po’ più sicuri”

Visto che, sfortunatamente, sei stata una testimone di entrambi gli avvenimenti, che cosa ti ha colpito maggiormente dei terremoti? E soprattutto, secondo te, c’è qualcosa che li accomuna?

“Gli eventi di questo tipo segnano, e lasciano tracce. Ancora oggi ce ne sono le prove concrete, vedendo le ricostruzioni. Che cosa mi ha colpito? Per quello che riguarda il terremoto del 1997, sicuramente l’esperienza diretta, mentre per l’evento catastrofico del 2016 la grande vastità: ha infatti colpito ben quattro regioni ed è qualcosa che non era mai successo prima in Italia. Nella mia tesi ho inserito anche i numeri che sono decisamente contrastanti. Basti semplicemente pensare ai comuni, ad esempio, che sono stati distrutti. Nel 1997 erano sessantuno, nel 2016 ben centoquaranta. Per non parlare delle vittime: nel 1997, ci sono stati un totale di appena undici morti, contro, invece, i duecentonovantanove del terremoto avvenuto nel 2016. Sono dati importanti. Per quello che riguarda gli aspetti che accomunano i terremoti, come ho scritto sempre nella mia tesi, sono più che altro dei criteri: il primo è sicuramente quello della trasparenza. Nel 1997 tramite il Durc (Documento Unico di Regolarità Contributiva) si certificava che un’impresa doveva essere in regola con i contributi Inps ed Inail. Nel 2016 la trasparenza è diventata ancora più presente grazie alla presenza dell’ Anac (Autorità Nazionale Anti Corruzione), un istituto di vigilanza per evitare possibili fenomeni corruttivi. Il secondo criterio è, invece, quello della scelta di ricostruzione che, per entrambi, è stata di mantenere inalterata la trama del tessuto originario. Il concetto è: come era deve essere. Si è cercato, quindi, in tutti i modi di far si che l’autenticità dei paesi colpiti rimanesse intatta, come le loro principali caratteristiche architettoniche”

Credi ci sia un motivo presido per cui hai voluto scrivere una tesi sul terremoto, rivivendo momenti tanto dolorosi? Cosa ti ha spinto a farlo?

“I momenti sono stati tanto dolorosi, ma questo non mi ha impedito di redigere la mia tesi, anzi. Credo che la causa scatenante di questa scelta sia proprio l’aspetto che io ritengo altruistico: ho deciso di scrivere questa tesi per far si che, se dovesse succedere nuovamente un evento tanto importante e negativo, ci sia più previdenza, e una maggiore consapevolezza. Spero che possa fungere da monito, per quanto possibile. La spinta, ovviamente, è stata data dall’esperienza vissuta in prima persona nel 1997, essendone stata testimone diretta, e il poter offrire un ‘aiuto’ , con la mia tesi, mi fa sentire più vicina alla comunità di cui faccio parte. E poi ammetto, i terremoti mi colpiscono molto. Mi affascinano”

Hai detto che ti affascinano questi eventi così devastanti. Come mai?

“In generale tutti gli eventi calamitosi suscitano in me forti emozioni, contrastanti, perchè sono spaventosi, ma comunque anche di forte attrazione. Credo sia dovuto al fatto che la natura, attraverso ciò, dimostri la sua assoluta potenza, la sua assoluta dominazione sull’uomo. Ricorda all’uomo che in realtà tutto dipende da lei, e se vuole, può portare via qualsiasi cosa, una casa, una vita. Ha una potenza distruttiva incredibile. Bisogna ricordarcelo. Bisogna essere rispettosi”

Tornando alla tesi, ci sono secondo te, all’interno del tuo elaborato, delle idee per fronteggiare questo genere di calamità in zone come quelle del 1997 o del 2016?

“In base a quanto ho potuto constatare con le mie interviste, e con quanto ho studiato, ho notato che principalmente ci sono state davvero molte carenze. In Umbria, per esempio, siamo davvero bravi a gestire l’emergenza in fase iniziale, tramite la protezione civile, ma non c’è poi niente che aiuti a sensibilizzare e a cercare di fare una prevenzione riguardante la calamità. Nella tesi, infatti, credo che le idee che ho voluto manifestare siano proprio quelle di creare, innanzitutto un piano di emergenza per la prevenzione dei terremoti: infatti non c’è un modello prestabilito. Ogni situazione sarà diversa, l’entità dei danni sarà diversa, le vittime, sfortunatamente, se ci dovessero essere, saranno di numeri differenti e anche l’aspetto economico. La successiva ricostruzione avrà un costo diverso. L’ altra idea interessante, per cercare di fronteggiare le calamità di questa portata, è di sviluppare delle mappe, in cui i cittadini possano trovare luoghi sicuri per ripararsi, andando così ad esorcizzare, per quanto possibile, la paura. Credo sarebbe utile, e in più aiuterebbe anche a stringere nuovi legami fra i cittadini, legami che possono durare nel tempo”

Nella tua tesi, hai riscontrato delle differenze importanti tra i due terremoti?

“Certo che ci sono delle differenze. Come prima istanza, sicuramente una differenza relativa alla popolazione. Nel 1997 tutta la popolazione, e le associazioni relative, sono stati attori protagonisti della ricostruzione. Sono scesi in piazza e hanno aiutato proponendo delle norme per la ricostruzione. C’è stato un profondo connubio tra Stato, Regioni ,Comuni e i cittadini coinvolti. Nel 2016, invece, proprio per la grandezza e la vastità delle regioni coinvolte, che ricordiamo essere ben quattro, ci sono stati degli interventi immediati di ricostruzione, senza interpellare i cittadini. Certo questo è dovuto anche al fatto che la situazione politica ed economica è molto diversa. C’è ancora la crisi in atto, cosa che invece nel 1997 non era presente. Infatti, da questo punto di vista, nel 1997 sono state ricostruite il cento per cento delle residenze principali, mentre nel 2016 si è intervenuti anche sulle seconde abitazioni di proprietà. I finanziamenti quindi sono stati distribuiti differentemente”

Parlando, allora, di ricostruzione, nella tua tesi hai inserito quali sono stati i risultati?

“Certo. Credo, anche, che sia una questione molto importante. Intanto, parlando di ricostruzione, posso affermare con sicurezza che non ci sono dei modelli validi per tutte le tipologie di sisma, perchè, come detto, ogni terremoto è differente, di conseguenza la ricostruzione stessa risulterà differente. Però, è ovvio, allo stesso tempo, che dei risultati siano evidenziabili. In particolar modo, per questi due terremoti che ho confrontato, posso affermare che, nel 1997, è possibile la visione completa dei risultati, perchè anche se con enorme lentezza e ne vediamo come simbolo il restauro del centro storico di Nocera Umbra, che ha impiegato oltre venti anni per essere sistemato e completato nella sua interezza. Ora i centri storici hanno ripreso la loro immagine di un tempo. Rasiglia, e il suo bellissimo borgo, ne è una palese dimostrazione, e con essa anche altre frazioni umbre hanno ritrovato la loro interezza. Per quanto riguarda, invece, i risultati della ricostruzione avvenuti nel 2016, la situazione è piuttosto differente. Risultati ci saranno, con il tempo, ma non è ancora possibile fare una stima complessiva”

Sempre rimanendo in tema di ricostruzione, in base anche a quanto hai studiato e scritto nella tua tesi, credi che nonostante la bellezza e perfezione architettonica dei borghi del 1997, c’è la possibilità che possano avvenire crolli importanti con un ipotetico avvento di un nuovo terremoto?

“Nella tesi parlo di una questione molto importante e cioè le nuove e moderne tecniche di ristrutturazione che si sono sviluppate proprio nel 1997. Grazie proprio alla sperimentazione e messa in pratica di queste nuove metodologie, io non penso minimamente ci possano essere dei danni strutturali così importanti. Credo anzi, che la ricostruzione, per come sia stata approcciata, sia sicuramente in grado di tenere in piedi le varie cittadine, nel miglior modo possibile”

Un’ultima domanda. Hai svolto una tesi molto approfondita su entrambi i terremoti, e ne hai estratto dei risultati importanti. Come mai, secondo te, in base a quello che hai raccolto con le interviste fatte e i dati, ci sono state undici vittime con il terremoto umbro del 1997, mentre nel 2016 la cosa è stata profondamente diversa?

“Il fattore determinante è stato l’orario. I due terremoti sono stati entrambi molto violenti, sebbene quello del 1997 sia stato meno superficiale di quello del 2016. Ciò che, però, ho notato, è stato il fattore tempo. Il tempo ha determinato la tragedia di avere duecentonovantanove vittime nel 2016, contro le undici del 1997. La scossa più forte in assoluto del 1997 è avvenuta durante il pieno giorno. I cittadini erano si profondamente spaventati, visto che avevano già subito il sisma durante la notte precedente, ma ormai erano un pochino più pronti: non sarebbero mai tornati nelle case, nemmeno per prendere l’essenziale. E questo ha fatto che si che durante la mattina, con il tremore fortissimo della terra, nessuno era presente all’interno delle abitazioni. Le case sono crollate in un attimo,ma i danni sono stati solo materiali,senza coinvolgere persone. Al contrario, invece, durante il terremoto del 2016, la scossa più importante, quella devastante, è avvenuta durante la notte, lasciando così la popolazione completamente impreparata”

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