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Non è colpa mia!

Pubblicato il 26 Gennaio 2020 09:01 - Modificato il 5 Settembre 2023 14:09

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Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E …quel che più conta …sarai un Uomo, figlio mio!”

(Citazione dalla poesia “SE” di Rudyard Kipling)

 

Eccoci qua… sempre pronti a puntare il dito verso gli altri, a giustificare i nostri fallimenti, le nostre inerzie, i nostri errori. Questo è lo specchio di ciò che siamo diventati, poi alla fine ci inventiamo di tutto per giustificare una bocciatura all’università o ad un corso di formazione, magari adducendo la scusa che quel professore o quel formatore ti ha preso in antipatia.

Ma per diventare un “uomo” (o donna), si deve prima sviluppare e mantenere uno stato mentale ed emotivo che permetta di gestire due mostri, nascosti nel nostro percorso di crescita, chiamati “successo e fallimento”. 

Allora viene in mente una frase attribuita al poeta Britannico John Keats,“la vittoria ha cento padri, mentre la sconfitta è orfana”, analizzando queste parole possiamo dedurre come per la nostra mente sia facile cercare di attribuirsi il merito dei successi, ed al contrario immediatamente cercare il capro espiatorioquando commettiamo errori o incappiamo in delle sconfitte.

All’inizio di questo articolo si può apprezzare il finale di una meravigliosa poesia di Rudyard Kipling, in cui l’autore spiega al figlio come confrontarsi nella la vita con il trionfoe la rovina, a cui assegna il magistrale appellativo de “i due impostori”. Se ci soffermiamo su queste semplici frasi, possiamo notare quanto sia ancora preponderante la necessità di costruire degli alibi per sfogare le nostre frustrazioni, per ricercare sempre un altro colpevole, usando le nostre residue forze non per analizzare i pregi e gli insegnamenti di una sconfitta, ma per cercare “sempre un altro” su cui scaricarle, o comunque un alleato che abbia una colpa maggiore. 

Ma quanto può essere pericoloso a livello sociale questa ricerca costante di vittime sacrificali su cui riversare i nostri insuccessi o le nostre inefficienze? 

Se rinunciamo costantemente a ricercare il perché dell’insuccesso, se non analizziamo la sconfitta, se troviamo più facile abdicare le nostre responsabilità a favore di un Deus ex machina o di una vittima predestinata, finiremo sicuramente anche per perdere le nostre libertà decisionali a favore di un’oligarchia di padroni stracolmi di servitù gratuita. 

Allora l’unica salvezza per non incorrere in questa effimera distorsione mentale è il cambiamento. Non vendiamoci alla nostalgia del “era meglio prima”, apriamo le nostre menti, l’essere umano in quanto animale sociale non deve mai temere il cambiamento, questo è l’artefice della nostra crescita psicologica, ogni prova che affronteremo sia positiva o negativa, diventerà una fase della nostra esperienza, e dovrà essere affrontata in modo che ci accompagni alla fase successiva. Ricordiamoci che nella vita diventa inevitabile dover affrontare situazioni sempre nuove, il nostro cervello è già attrezzato per modificare azioni o comportamenti, basta non cedere il passo alla paura di metterci a nudo e vedere realmente chi siamo.

Per esperienza personale, e dopo tanti anni di insegnamento, ho visto perdere immense possibilità per l’incapacità di costruire gruppi validi o progetti concreti da chi era delegato a farlo, se non usiamo l’onestà intellettuale come metro di giudizio, e nascondiamo le nostre incapacità dietro le spalle di un superiore, o attribuiamo le nostre sconfitte ad ipotetici burattinai che tirano le fila di fantomatiche congiure contro di noi, saremo solo comparse in una vita che non ci vedrà mai salire da protagonisti sul palco riservato solo agli uomini.

Concludendo, se vogliamo crescere, se vogliamo diventare artefici di questa società, dobbiamo anche accettare una scomoda verità: il cambiamento è parte integrante della nostra vita, la vera differenza è fare in modo che esso produca un miglioramento sia a partire da un successo che da una sconfitta.

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