È sempre più a rischio il futuro dei 18 dipendenti delle Officine manutenzione ciclica di Foligno in vista del cambio d’appalto tra la Profer e la Nuova Carrozzeria San Leonardo in programma per il primo marzo prossimo. Anche l’ultimo incontro, che si è tenuto nella giornata di mercoledì 26 febbraio e che ha visto seduti al tavolo le organizzazioni sindacali nazionali da un lato e la ditta pronta a prendere l’appalto dall’altro, si è concluso di fatto con una fumata nera. Secondo quanto reso noto dai sindacati, infatti, le posizioni continuano a rimanere distanti.
Mentre le organizzazioni sindacali richiedono l’applicazione dell’articolo 16 del contratto collettivo nazionale di lavoro “Mobilità/Attività Ferroviarie”, che prevede la procedura di cambio appalto con il conseguente passaggio di tutti i lavoratori alle dipendenze della nuova ditta, la Nuova Carrozzeria San Leonardo è di tutt’altra intenzione. “La ditta – spiegano le segreterie regionali dell’Umbria – non intende assumere tutti i dipendenti, nonostante le organizzazioni sindacali abbiano dato massima disponibilità a ragionare sull’utilizzo degli opportuni ammortizzatori sociali in attesa di tempi migliori in termini di carico di lavoro assegnato”.
A rischio, dunque, il futuro di una decina di lavoratori. Com’era stato annunciato già negli scorsi mesi, infatti, dei 18 dipendenti attualmente impiegati, la Nuova Carrozzeria San Leonardo sarebbe disposta a confermarne solo otto. Una posizione che per i sindacati appare incomprensibile. “Questa scelta – spiegano – appare ancor più sconcertante dopo esser venuti a conoscenza che il committente, ossia Trenitalia, ha dato disponibilità ad incrementare le lavorazioni in aggiunta a quelle previste dal bando di gara che andrebbero a compensare parte degli esuberi previsti”.
Critico, dunque, il giudizio delle organizzazioni sindacali che si dicono “pronte a percorrere tutte le strade possibili a tutela dei lavoratori che oggi rischiano il posto, compresa una mobilitazione da parte dei ferrovieri impiegati nelle Omc. Dipendenti – sottolineano – che sono impiegati in lavorazioni in appalto da quasi 30 anni e che non possono essere messi fuori dalla porta in questo modo”.
E sul fronte delle gare d’appalto, i sindacati parlano di “emergenza nazionale dal punto di vista dell’occupazione e della qualità del lavoro”. “Fino ad oggi i risultati sono evidenti: precariato, esuberi e tagli stipendiali. Gli unici benefici – concludono – sono a favore del committente in termini di costi ma restiamo convinti che dal punto di vista qualitativo ci siano carenze tangibili. E la vicenda in questione ne è un chiaro esempio”.