Dal centro storico alla montagna non si placa, a Foligno, la cattiva abitudine di abbandonare i rifiuti dove capita. Che siano i vicoletti che si diramano nel cuore della città della Quintana o i sentieri che attraversano i boschi a pochi chilometri dalle mura, basta poco per imbattersi in plastica e carta, rifiuti organici, vetro e arredi malandati. Ben quaranta le discariche a cielo aperto mappate dal Comune, come ricordato solo pochi giorni fa da Legambiente, mentre i cittadini continuano a segnalare situazioni critiche sparse su tutto il territorio.
Situazioni che, come sottolineato dall’associazione ambientalista guidata a Foligno da Marco Novelli, sembrano essersi acuite nel periodo del lockdown dovuto al Coronavirus. Tra le tante, c’è quella in cui ci si imbatte percorrendo il sentiero immerso nel verde che da Belfiore conduce a Pale. Basta arrivare alla prima cascata del Menotre per guardare a sinistra e rimanere ammaliati dallo spettacolo della natura, rovinato però subito dopo dal cesto strabordante di rifiuti che ci si ritrova davanti quando si decide di proseguire la passeggiata. Rifiuti che campeggiano anche tutto intorno. A saltare subito all’occhio bottiglie e lattine di birra vuote, ma anche di acqua e tè. E ancora forchette e bicchieri di plastica, tovaglioli ed una scatola di cartone. Rifiuti che lasciano pensare a qualche pic nic, non si sa se prima, durante o subito dopo il lockdown.
Dalla montagna, come detto, al centro storico. In questo caso, la discarica a cielo aperto è quella che si trova in via San Salvatore, alle spalle di piazza Garibaldi, lungo la stradina che conduce ad uno degli ingressi della taverna del Rione Badia. Lì, dietro alcuni pannelli in compensato che cingono una vecchia palazzina ad attirare l’attenzione sono, in primis, due materassi, ammassati tra i muri e il legno. Tutto intorno, poi, bottiglie di vetro, buste di plastica, mozziconi di sigarette e, a completare il triste quadro, il guano dei piccioni.