Un’altra settimana di didattica a distanza – la terza – ha appena preso il via in Umbria. Ma c’è chi non è d’accordo con l’ordinanza firmata dalla presidente della Regione, Donatella Tesei, che ha prolungato di altri sette giorni la Dad al 100 per cento anche per le scuole secondarie di primo grado, diversamente da quanto stabilito dall’ultimo Dpcm del Governo Conte. Dpcm che prevede nelle zone arancioni – come in Umbria – didattica in presenza per tutte le classi delle scuole medie e in quelle rosse comunque per le prime. Così non è però, come detto, nel Cuore verde d’Italia.
Ed ora a far sentire la loro voce sono i genitori. Si tratta, in particolare, di quelli della scuola media “Carducci” di Foligno che, attraverso una loro rappresentante, chiedono chiarimenti sulla scelta operata dall’Ente di palazzo Donini. “I genitori sono coscienti della gravità del momento e consapevoli che occorre fare il massimo per evitare che il contagio dilaghi – commenta Claudia Ciombolini -, ma nutrono perplessità sull’utilità reale di tenere a casa gli studenti delle scuole medie, soprattutto in realtà di provincia dove il trasporto pubblico, che può rappresentare una criticità, di fatto non incide. Chiedono – prosegue – una motivazione scientifica che giustifichi questa decisione, quando nel resto d’Italia le lezioni di svolgono in presenza”.
Decisione che per i genitori va a gravare, innanzitutto, sugli studenti che hanno iniziato quest’anno la scuola media. “Sono ragazzi già provati dall’esperienza di aver chiuso il ciclo della primaria in dad – commenta Ciombolini – e che dopo un mese di presenza alla secondaria si sono ritrovati nuovamente a casa, senza aver avuto il tempo di ambientarsi e conoscersi”. Difficoltà anche per gli studenti di terza. In questo caso, i genitori manifestano problemi nell’orientamento dei figli nella scelta della scuola superiore che dovrà avvenire da qui a qualche mese.
“La scuola è un luogo sicuro – prosegue Claudia Ciombolini -, è quello che c’è intorno che rappresenta un rischio per la diffusione del contagio e su cui si dovrebbe concentrare l’attenzione delle istituzioni. Che senso ha tenere chiuse le scuole, se poi nel pomeriggio i ragazzi sono liberi di muoversi e incontrarsi? O mentre altre attività continuano a svolgersi normalmente? I genitori sono soddisfatti del servizio di Dad, non è questo il problema. L’obiettivo è quello di garantire, piuttosto, un minimo di normalità ai ragazzi. Magari – ha concluso – si sarebbe potuto optare, almeno, per una didattica integrata”.