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Cgil, Cisl e Uil all’ospedale di Foligno per chiedere assunzioni e sicurezza dei sanitari

Pubblicato il 20 Novembre 2020 16:16 - Modificato il 5 Settembre 2023 13:06

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Fa tappa anche all’ospedale di Foligno la mobilitazione “Non mi fermo, ma protesto” di Cgil, Cisl e Uil. Dopo i sit-in di Spoleto, Terni, Città di Castello e Branca, nella mattinata del 20 novembre, i rappresentati delle tre sigle sindacali si sono dati appuntamento di fronte all’ingresso del “San Giovanni Battista”. Un presidio per sostenere lo sforzo dei lavoratori della sanità umbra e chiedere risposte alla politica su carenza di personale, sicurezza di operatori e cittadini e riorganizzazione della rete ospedaliera.

Come spiegato a Rgu dal responsabile regionale di Uil Fpl, Marco Cotone, l’iniziativa è inserita in una vertenza regionale che le tre associazioni sindacali stanno portando avanti unitariamente. Obiettivo, sollecitare l’assunzione di tutti i profili professionali, dai medici agli infermieri, passando per oss e personale tecnico.

“Arriviamo a questa pandemia con una grossa carenza di organico – ha dichiarato Cotone ai nostri microfoni -, quindi richiediamo l’immediata attivazione di procedure straordinarie di assunzioni. Solo attraverso il reclutamento di personale – ha proseguito – possiamo dare risposta alle esigenze dei cittadini”. Carenza di personale che, ha riferito ancora Cotone, emerge anche in altri comparti della sanità, dalle ostetriche ai tecnici dei laboratori. E qui il responsabile regionale di Uil ha sottolineato “l’assurdità nel fatto che la gente è costretta a spendere energie economiche per fare tamponi quando esistono risorse e strutture per garantirli agli umbri” in modo più accessibile.

Altro aspetto al centro della protesta mossa da Cgil, Cisl e Uil, la sicurezza. “Il personale va fatto lavorare in condizioni sicure – ha evidenziato Cotone – perché perdere ulteriori unità nelle attività di assistenza significherebbe non garantire servizi. La situazione è grave – ha concluso – e noi siamo in tutti gli ospedali per dimostrare questa gravità e questo nostro dissenso rispetto al modo di governare la pandemia in Umbria”.

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