Ultime ore di zona arancione per l’Umbria. Da domani, lunedì 11 gennaio, infatti, il Cuore verde d’Italia, insieme ad altre 14 regioni ed alle province autonome di Trento e Bolzano, passerà in fascia gialla. Diversamente, invece, da quanto avverrà per Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto che rimarranno in area arancione.
Ma cosa cambierà per gli umbri rispetto alla giornata di oggi? Intanto la possibilità di spostarsi liberamente su tutto il territorio regionale, rispettando però il divieto di circolazione dalle 22 alle 5 del mattino, salvo comprovati motivi di lavoro, necessità e salute. Bar e ristoranti potranno stare aperti con consumazione al tavolo, ma solo fino alle 18. Scattato quell’orario, infatti, sarà consentito solo l’asporto (fino alle 22) e la consegna a domicilio (senza restrizioni).
Negozi aperti regolarmente, mentre per quanto riguarda i centri commerciali dovranno rimanere chiusi nei giorni festivi e prefestivi. L’unica eccezione riguarda le farmacie e parafarmacie, punti vendita di generi alimentari, tabaccherie ed edicole presenti al loro interno. Restano chiusi, invece, musei e mostre, palestre e piscine, teatri e cinema, mentre saranno aperti i centri sportivi. Ridotto al 50 per cento il trasporto pubblico.
Per quanto riguarda le scuole, torneranno in classe regolarmente gli studenti delle scuole dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado, mentre per i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori didattica a distanza al 100 per cento, come disciplinato dall’ordinanza firmata nel pomeriggio di venerdì 8 gennaio dalla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, che resterà in vigore fino al 23 gennaio prossimo.
Intanto per venerdì 15 gennaio è atteso un nuovo Dpcm del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che entrerà in vigore il giorno successivo. Secondo quanto riportato dalla stampa nazionale, al vaglio ci sarebbero nuove strette, a cominciare dall’eventualità per una regione di passare in area rossa qualora l’incidenza settimanale dei contagi fosse superiore a 250 casi ogni 100mila abitanti. Più bassa è l’incidenza, fanno infatti sapere gli esperti – che fissano la soglia a 50 casi ogni 100mila abitanti – maggiore è la possibilità di mantenere attivo il contact tracing e quindi l’individuazione ed il tracciamento puntuale dei casi.