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Le filiali di banca in commissione consiliare. Sindacati: “Prepariamoci ad altre chiusure”

Pubblicato il 13 Ottobre 2021 07:38 - Modificato il 5 Settembre 2023 11:45

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Sarà difficile impedire la chiusura della filiale di Intesa Sanpaolo di Vescia prevista in queste ore. Quasi proibitivo, nonostante l’energica presa di posizione di associazioni e sindacati, sfidare ad armi pari le decisioni aziendali del Gruppo. Tuttavia, i cittadini non gettano la spugna e, supportati dalle sigle di categoria, continuano a far sentire la propria voce ed il proprio dissenso. Portati, questi, nella giornata di martedì, fin sui tavoli della seconda commissione consiliare di palazzo Orfini Podestà. È rivolgendosi ai commissari folignati, dunque, che rappresentanti di cittadini ed organizzazioni hanno invocato la discesa in campo della politica per scongiurare la chiusura della filiale. “Chiedo alle istituzioni di trovare un modo per non far morire lo sportello – dice Moreno Corradetti di Valle del Menotre in rappresentanza delle associazioni della zona -, le conseguenze sarebbero gravi per cittadini, soprattutto anziani, imprese, valore degli immobili e turismo”. Le audizioni dei sindacalisti, però, non si fermano allo sportello di Vescia, ma anzi offrono una fotografia dai contorni complessi, in cui lo stop alla filiale è “solo un antipasto” della valanga di chiusure verosimilmente previste sul territorio dai futuri piani dell’istituto bancario. Ad ogni modo, le sigle ritengono necessario un intervento delle istituzioni, comunali e regionali, teso ad “attivare relazioni a più livelli”.

“Il malato va curato dall’inizio – spiega Francesco Marini di First Cgil -, la politica arriva sempre tardi, se la banca ha deciso, potrebbe non esserci più tempo”. In questo senso, le sigle parlano di come dalla Regione non sia arrivata ad oggi risposta alcuna, nonostante sia stata più volte interpellata per discutere il tema della desertificazione bancaria. “Il trend di chiusure generalizzate a livello regionale predisposto dai piani della banca ci preoccupa e deve essere rallentato – dichiara Luciano Marini di Uilca Uil -, basti pensare che in Umbria nel 2010 c’erano 580 sportelli, oggi sono 373. Confidiamo nell’ingresso in campo delle istituzioni anche sulla questione di Vescia, una partita non semplice”. “Dobbiamo salvaguardare la dignità del territorio e fare qualcosa – riferisce Giampaolo Ragni di Fisac Cgil -, magari interagendo, con l’aiuto delle istituzioni, con realtà bancarie dalla diversa vocazione”. “Quella del mantenimento del bancomat automatico post chiusura – annuncia poi Enrico Simonetti di Fabi Umbria– è una favoletta, e per giunta con scadenza. I piani del Gruppo in questione, e non solo di quello – evidenzia -, sono ben altri. L’Umbria in cinque anni ha perso il 25% degli sportelli ed il 26% proprio di bancomat. È possibile prevedere – continua – che nel giro di cinque anni il numero di sportelli a Foligno non superi le 5 unità”. Un modello che, dal punto di vista sociale, “non è sostenibile per le nostre comunità che vivono di prossimità”. “Occorre un’azione comune e senza colori politici – riferisce Angelo Scatena di Cgil -, questa amministrazione dimostri di essere ‘del cambiamento’ come dice”. “La banca va avanti come uno schiacciasassi – aggiunge Claudio Cecconi di First Cisl – è il momento di adoperarsi per fermare questa deriva futura rappresentata dai piani aziendali che già guardano fino al 2025”.

Assente all’incontro il direttore commerciale di Banca Intesa Toscana-Umbria, Andrea Prandini, che nelle scorse ore ha riferito al presidente di commissione, Domenico Lini, che “la ristrutturazione del sistema è in atto da tempo” e che alla chiusura della filiale di Vescia corrisponderà “un potenziamento della sede centrale cittadina”. Sorpreso dell’assenza, come anche Rita Barbetti del Pd, David Fantauzzi del M5s che non vede il potenziamento annunciato da Prandini come “pallottola d’argento”. A criticare un’altra assenza, quella del sindaco Zuccarini che sembra aver recentemente incontrato proprio Prandini, sono invece Giovanni Patriarchi (Pd), Mario Gammarota (Foligno 2030) e la stessa Barbetti, che avrebbero voluto conoscere i dettagli del vertice. Ad ogni modo, e per non abbassare la guardia sulla questione Vescia, i tre esponenti propongono, tra le altre cose, di produrre una mozione unitaria per esprimere ancora una volta la contrarietà alla chiusura. Una mozione che David Fantauzzi vorrebbe eventualmente estendere anche ai parlamentari umbri così da portare la vicenda a più alti livelli.

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