Scarsa capacità di incidere sulla gestione di un Centro che presenta diverse problematiche aperte. C’è questo alla base della decisione della giunta regionale di lasciare la compagine associativa del Centro studi “Città di Foligno”. A spiegarlo, nel corso dell’assemblea legislativa di martedì 12 luglio, è stato proprio il numero uno di palazzo Donini. Rispondendo all’interrogazione presentata dal consigliere del Pd Tommaso Bori, che chiedeva appunto chiarimenti in merito alla “recessione della Regione Umbria dal rapporto di partecipazione” con il polo folignate, Donatella Tesei ha infatti spiegato come la giunta si sia posta l’obiettivo del contenimento della spesa pubblica. “Il bilancio della Regione – ha detto la governatrice – dovrebbe sostenere famiglie e imprese nella prossima crisi, ormai dietro l’angolo”. E parlando proprio di “bilancio ingessato”, Tesei ha spiegato come “la riorganizzazione complessiva ha permesso di risparmiare milioni di euro utili a chiudere i tanti dossier negativi ereditati, dal trasporto pubblico ai contenziosi, passando per questioni aperte con la Provincia”. “Abbiamo anche potuto destinare a famiglie e imprese fondi per superare la pandemia e i suoi effetti – ha poi aggiunto -, anche i piccoli risparmi sono quindi necessari ed utili”.
Questa la fotografia generale prima di entrare nel merito del Centro studi “Città di Foligno”. Realtà rispetto cui “la Regione – ha evidenziato la presidente – versava 25mila euro all’anno, con una capacità di incidere sulla gestione quasi nulla”. Osservando, inoltre, come “il Centro non vada molto bene e ci sono varie problematiche aperte”, Tesei ha così dichiarato: “Abbiamo deciso di recedere da questa partecipazione, così come da tutte quelle in cui paghiamo ma non incidiamo sulla gestione. Questo – ha concluso – è avvenuto per tutte e sedici le partecipate regionali”.
LA REPLICA DI BORI – La risposta dell’esponente “dem” non si è fatta attendere. “Il bilancio della Regione si aggira sui 2,7 miliardi – ha evidenziato -, mentre il costo della partecipazione era di 25mila euro”. Partendo, poi, dal presupposto che la partecipazione delle istituzioni serve a garantire presidi territoriali, Tommaso Bori non ha usato mezzi termini quando ha detto che “è sbagliato essere presenti solo nelle realtà in cui si può comandare”. E a questo proposito ha portato l’esempio del Comune di Foligno. “Versa 80mila euro – ha detto – e non credo partecipi per comandare, quanto piuttosto per promuovere lo sviluppo”. “Se si ritiene che il Centro debba essere chiuso – ha quindi concluso Bori rivolgendosi a Tesei – vorremmo capirne bene le motivazioni”.
BARBETTI (PD) – Da un esponente “dem” in consiglio regionale ad un altro in consiglio comunale. Sì, perché la folignate Rita Barbetti non ha esitato ad intervenire sulla questione. Lo ha fatto, innanzitutto, sottolineando l’importanza per la città della Quintana del Centro studi nato nel 1999. Entrando, poi nel merito del botta e risposta in assemblea legislativa, la “dem” ha spiegato come sia “stata cambiata la dirigenza, dimezzato il contributo del Comune, finché, con la delibera di giunta regionale numero 907 del 29 settembre 2021, la presidente Tesei e la sua squadra hanno deciso di recedere dall’associazione stessa, azzerando anche il contributo di 25mila euro”. Tutto questo, ci tiene a ricordare Barbetti, “sebbene la Direzione regionale avesse dato parere favorevole a rimanere nell’associazione”. In sostanza, le ragioni della recessione esposte da Tesei a Bori, ovvero che “il Centro non andava bene”, che “la Regione non incideva nell’associazione” e che “bisogna risparmiare”, sono per Barbetti prive di fondamento. Soprattutto in tema di risparmio. Riferendosi alla delibera di cui sopra, che contiene l’elenco delle associazioni, con annessi contributi, che la Regione ha deciso di continuare a finanziare, Barbetti commenta così a Rgunotizie: “L’elargizione ad altre associazioni con cifre anche superiori a quella destinata al Centro studi, o comunque non proporzionali a quanto fanno – sottolinea -, testimonia che non è affatto un problema di fondi”. Insomma, l’esponente del Partito democratico, spezzando più di una lancia in favore del Centro folignate, con particolare riferimento alle numerosissime ed importanti attività messe a segno nel corso degli anni, spiega che “probabilmente palazzo Donini non conosce nemmeno quanto il Centro fa per il territorio”. “Foligno – conclude Barbetti – tra poco scomparirà anche dalla carta geografica, altro che ‘centro del mondo’”.