Tutto è stato fatto in maniera regolare. È in sostanza così che il vicensindaco di Foligno, Riccardo Meloni, ha risposto martedì in consiglio comunale all’interrogazione presentata dalle forze di opposizione, che chiedevano chiarimenti al governo cittadino in merito agli atti con cui, nei mesi scorsi, si è proceduto alla riorganizzazione di alcuni settori dell’Ente. In particolare, dai banchi di minoranza intendevano far luce sull’assunzione di una convivente “more uxorio” di un membro della giunta.
“Si è ritenuto funzionale modificare il profilo professionale da istruttore direttivo amministrativo a istruttore direttivo relazioni esterne – ha detto in particolare Meloni – anche in considerazione della spiccata rilevanza del profilo relazionale connesso al posto vacante di categoria D presso il servizio Progetti europei. Interpellato sulla questione – ha quindi aggiunto il vicesindaco -, lo stesso dirigente dell’area di destinazione del profilo si è espresso favorevolmente al cambio di profilo stesso”. Meloni ha inoltre posto l’accento su due specifici provvedimenti: “Successivamente – ha detto – sono state adottate due determinazioni dirigenziali, la numero 1527 del 14 settembre e la numero 1567 del 21 settembre, che, nel rispetto dell’ordine della graduatoria, hanno individuato puntualmente l’utile posizione nella specifica graduatoria ai fini dell’assunzione”. E ancora, il vicesindaco ha ricordato come il “decreto ‘Milleproroghe’ ha previsto, per l’attuazione del Piano triennale dei fabbisogni di personale di cui all’articolo 6 del Decreto legislativo 30 marzo 2001 numero 165, che gli enti locali possono procedere allo scorrimento delle graduatorie ancora valide per la copertura dei posti previsti nel medesimo Piano anche in deroga a quanto stabilito dal comma 4 dell’articolo 91 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”. Da qui, “la possibilità di utilizzare le graduatorie anche per la copertura di posti istituiti o trasformati successivamente all’indizione del concorso”. Meloni ha infine ricordato come l’obbligo per gli amministratori di astensione dalla discussione e dalla valutazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti e affini sino al quarto grado non si applichi ai provvedimenti di carattere generale come, appunto, la pianificazione delle risorse umane.
“Rimane tutta la gravità del fatto politico – ha risposto in modo perentorio il capogruppo del M5s, David Fantauzzi -, soltanto la coscienza avrebbe dovuto consigliare di non prendere parte all’atto in questione, per rispetto dei cittadini”.