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Welfare in Umbria, indagine Unipol: bene asili e alloggi popolari ma sanità in crisi

Pubblicato il 8 Marzo 2023 13:01 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:09

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L’Umbria conferma nel 2022 la dodicesima posizione nel ranking regionale dell’efficacia e capacità di risposta del sistema di welfare. Lo dicono le classifiche del “Welfare Italia Index 2022” realizzato da “Welfare, Italia”, Think Tank nato su iniziativa di Unipol Gruppo in collaborazione con The European House – Ambrosetti. Si tratta, di fatto, di uno strumento di monitoraggio che prende in considerazione diversi ambiti, dalle politiche sociali alla sanità, passando per previdenza e formazione. Uno strumento che quindi consente di identificare, a livello regionale, punti di forza ed aree di criticità. Il “Welfare Italia Index”, lo ricordiamo, è basato su 22 Key Performance Indicator che misurano dimensioni di input, ovvero indicatori di spesa (pubblica e privata) in welfare che raffigurano quante risorse sono allocate in un determinato territorio, e dimensioni di output, ovvero indicatori strutturali che rappresentano il contesto socio-economico in cui si inserisce la spesa in welfare.

Nel dettaglio del report, il Cuore verde d’Italia è ancora una delle regioni con la maggiore incidenza di pensionati sulla popolazione: il dato è infatti di 29,9 ogni 100 abitanti (in salita rispetto all’anno precedente), contro una media nazionale di 27,1.

Umbria quindicesima in Italia per quanto riguarda poi gli indicatori di spesa, ovvero le risorse assegnate al welfare.

Sul fonte del contributo medio in forme pensionistiche integrative (2.150 euro contro i 2.414 di media italiani) la regione si posiziona inoltre al dodicesimo posto e al quattordicesimo per quanto concerne la spesa in interventi e servizi sociali pro capite (96 euro, contro i 151,9 della media nazionale).

La regione si inserisce invece nella prima parte della classifica con l’ottava posizione per spesa media per utente fruitore degli asili nido: con 9.139 euro contro gli 8.258 euro della media nazionale. Analogamente, l’Umbria ottiene pure il nono posto per spesa pubblica per consumi finali per l’istruzione e la formazione in percentuale rispetto al Pil regionale, con il 4,1% rispetto al 4% della media del Paese.

Relativamente agli indicatori strutturali, la regione si piazza al secondo posto (l’anno precedente era prima) per numero di posti asilo nido autorizzati: il computo parla infatti di 37,6 ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni (rispetto ad una media nazionale di 26 posti). Stesso gradino del podio anche per numero di alloggi popolari: il report ne rileva 74,6 ogni 100mila abitanti rispetto alla media nazionale di 30,2.

Si passa poi alle politiche sociali. Umbria settima per minor tasso di disoccupazione della popolazione con più di 15 anni (6,8% contro il 9,6% della media italiana): di fatto, un buon risultato soprattutto in relazione all’undicesimo posto dell’anno prima. Allo stesso tempo, la regione non va oltre la dodicesima posizione per minor percentuale di famiglie in povertà relativa sul totale delle famiglie regionali: con un valore, in questo caso, del 9,5%, al di sotto della media nazionale dell’11,6%.

Sono dieci, invece, le posizioni perse in merito all’educazione e la formazione: l’Umbria è infatti passata dal quinto al quindicesimo posto per tasso di dispersione scolastica regionale, con il 21% degli studenti che non riescono a raggiungere il titolo di studio o che non hanno le competenze previste dal titolo formale. In questa fattispecie, la media dello Stivale è del 20,8%.

Un peggioramento significativo in classifica che ha riguardato pure efficacia, efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria: dati alla mano, dalla quinta posizione, la regione è passata infatti alla tredicesima.

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