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Viticoltura, Tabarrini: “Calo delle rese tra il 20 e il 40% ma qualità superiore”

Pubblicato il 14 Luglio 2023 13:52

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Che il 2023 sia un anno particolarmente difficile per l’agricoltura ormai è cosa certa ma non tutto è perduto. Ne è convinto il presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco. Per Giampaolo Tabarrini, infatti, il comparto della viticoltura dovrà sì fare i conti con “un calo delle rese che oscilla tra il 20 e il 40%, ma – commenta – la qualità sarà indubbiamente superiore”.

Ma facciamo un passo indietro per cercare di capire come si è arrivati a questa situazione e perché, tutto sommato, per il presidente Tabarrini “il bicchiere è mezzo pieno”. “La stagione è iniziata con una primavera ricca di piogge che hanno portato muffe e funghi, soprattutto la peronospora che ha quindi avuto facilità di propagazione: ma questa – spiega  è solo una visione parziale”. Il riferimento è, infatti, alla stagione precedente, caratterizzata da un’estate particolarmente siccitosa “a causa della quale – prosegue Giampaolo Tabarrini – le viti non avevano sviluppato il legno e le riserve idriche e nutrizionali della pianta”.

Per dirla, dunque, con le parole del numero uno del Consorzio montefalchese “se da un lato le piogge iniziali hanno causato le prime infezioni, dall’altro hanno permesso quell’accrescimento vegetativo che, diversamente, la pianta non sarebbe riuscita a fare”. La fotografia è quella, dunque, di una campagna verde e di vigne con germogli e legno, “quest’ultimo utile – aggiunge – per la stagione successiva e le prossime potature”.

Tornando al calo delle rese, “ci sono situazioni e circostanze in cui – sottolinea – si andrà oltre il 40%, ma laddove il danno sarà superiore sarà più per colpa dell’uomo che non della natura”. Su questo fronte, infatti, per Giampaolo Tabarrini tanto si può fare in termini di prevenzione. “Chi è più distratto o non curante indubbiamente ha avuto danni superiori – dice -, ma chi lavora in maniera professionale e segue la campagna con attenzione avrà un danno più contenuto”.

Utile, in questo senso, l’utilizzo delle stazioni meteorologiche “che – spiega – servono per capire e monitorare in tempo reale quella che è la condizione di campagna e quindi se si stiano sviluppano o meno i presupposti per un infezione”. Per il presidente Tabarrini, quindi, l’imperativo è agire quando si è ancora in tempo piuttosto che provare a combattere o debellare la malattia quando è già in atto. “I trattamenti preventivi – ribadisce – diventano sostanzialmente fondamentali”.

Entrando nel merito dei danni arrecati dalla peronospora, Giampaolo Tabarrini commenta come la situazione sia abbastanza omogenea tra le diverse varietà di viti, sia bianche che rosse. “In linea di massima – dichiara – ci sono delle varietà che ne subiscono gli effetti più di altre, ma spesso è più una percezione estetica: se poi andiamo a fare il conto a fine stagione vedremo come le medie di perdita tra le diverse varietà siano sulla stessa linea”.

Il presidente del Consorzio montefalche è intervenuto, poi, sulla richiesta dello stato di calamità naturale richiesto da Coldiretti Umbria alla Regione. “Sono i famosi atti d’ufficio dovuti ma che lasciano il tempo che trovano” dice su questo fronte, aggiungendo: “Negli ultimi decenni abbiamo assistito a numerose calamità che non hanno però mai avuto una risposta in termini di fondi stanziati da parte del Ministero”.

Cosa fare, dunque, perché non si trovi di fronte a queste situazioni? “Le stagioni possono essere simili, ma non saranno mai tutte uguali: ciò significa che non è possibile pensare di pianificare tutto in maniera anticipata perché non sappiamo cosa succederà da una stagione all’altra. Bisogna essere pronti ad ogni evenienza e circostanza: il lavoro in campagna – conclude – è difficile, serve tanta pazienza e buona volontà. Non siamo in fabbrica dove è possibile programmare ogni step e azzerare, per così dire, il rischio produttivo: in natura non si può fare”.

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