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Il teatro che avvicina Foligno a Macerata

Pubblicato il 26 Luglio 2023 14:54

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Anche a Macerata nell’incantevole scenario architettonico dello Sferisterio, “Carmen”, la bella zingara che fa impazzire gli uomini, viene uccisa ogni sera da don Josè, il suo amante beffato, tradito e geloso. Si tratta di un femminicido storico, quello messo in musica da Georges Bizet nel 1875, che ha reso immortale il personaggio di Carmen, la quale ogni sera muore in tutti i teatri del mondo, per poi risorgere il giorno dopo, commuovendo milioni di spettatori. Ciò, a differenza della realtà, che quotidianamente ci racconta la morte, quella vera, di tante donne, uccise in tutto il mondo per abbandono o per gelosia dagli uomini che giuravano di amarle. Quest’anno la 59° stagione di Macerata Opera Festival, che richiama allo Sferisterio numerose persone da tutta Italia, molte delle quali provenienti da Foligno, ha aperto le scene, lo scorso 20 luglio, proprio con la Carmen di Bizet, registrando il tutto esaurito (quasi 4.000 spettatori). La Carmen di Macerata, che sarà replicata venerdì 28 luglio e domenica 6 agosto, ha rotto gli schemi con la tradizione, aggiungendo alla musica dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana, diretta dal maestro Donato Renzetti, scenografie e costumi mozzafiato, per l’attenta regia di Daniele Menghini. Magistrali le interpretazioni canore del mezzosoprano georgiana Ketevan Kemoklidze (Cermen) e del tenore egiziano Ragaa Eldin (Don José), molto applauditi al termine dello spettacolo, come gli altri protagonisti della tragedia. 

Per la musica lirica, dopo Carmen, allo Sferisterio di Macerata è la volta de “La Traviata” di Giuseppe Verdi; andata in scena il 22 luglio, sarà replicata domenica 30 luglio, sabato 5 agosto e domenica 13 agosto. Per la serata del 5 agosto, saranno presenti allo Sferisterio anche numerosi folignati; oltre 50 quelli che andranno a Macerata con un pullman organizzato dagli Amici della Musica, senza considerare i tanti amanti della lirica che arriveranno singolarmente nel capoluogo marchigiano.

 

di Roberto Testa

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