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In un catalogo la pittura assoluta di Paul Jenkins

Pubblicato il 22 Gennaio 2024 14:11

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La pittura assoluta di Paul Jenkins rivive in un catalogo, quello presentato nella mattinata di lunedì 22 gennaio a Foligno, nell’ex chiesa della Santissima Trinità in Annunziata, a conclusione della mostra dedicata all’artista americano, ospitata al Ciac dal 28 ottobre al 21 gennaio. “Un artista – ha spiegato il gallerista Lorenzo Ronchini, in rappresentanza della Ronchini Gallery Londra e della Foundation Paul e Suzanne Jenkins – la cui presenza in Italia era molto limitata” e che ha così avuto in Foligno una vetrina privilegiata, che ha visto arrivare al Centro italiano di arte contemporanea di via del Campanile numerosi visitatori. “Sono stato contattato da collezionisti e galleristi di Roma – ha sottolineato Ronchini – che hanno espresso incredulità nel vedere una mostra così bella e ben organizzata”. Un risultato che per Lorenzo Ronchini, gallerista ternano di stanza a Londra,  è “andata oltre le più rosee aspettative”.

L’idea di portare l’arte di Jenkins a Foligno era nata all’incirca un anno fa, dall’incontro tra lo stesso Ronchini e Piero Tomassoni, figlio del direttore artistico del Ciac, Italo Tomassoni. Da lì, il progetto di esporre le opere realizzate da Paul Jenkins tra il 1959 e il 2013 e conservate in Europa, in quello che il gallerista umbro ha apostrofato come uno “spazio meraviglioso”. “Invidiabile – ha detto – in tutta Italia ed Europa”. Ronchini, che ha avuto occasione di lavorare con la famiglia di Jenkins, ed in particolare con la moglie Susan, ha quindi spiegato come la mostra non sia stato solo un omaggio all’artista, ma anche alla stessa Susan e alla sua memoria, “una figura molto presente nella vita di Jenkins”.

Ma cosa racchiude il catalogo? A spiegarlo è stato il direttore artistico del Ciac, Italo Tomassoni, che ha presentato Jenkins come “un artista di grande qualità, tra i più conosciuti della scena artistica americana, al pari di Pollock e de Kooning”. Ad aprire il volume due prefazioni: una dello stesso Tomassoni e l’altra di David Anfam, “celeberrimo critico d’arte – ha detto Tomassoni – che ne ha fatto una descrizione dell’artista in termini storiografici”. A seguire molte delle sue opere, comprese quelle presenti nei più importanti musei del mondo e quelle esposte a Foligno, immortalate nel contesto del Ciac. Il direttore artistico del Ciac ha quindi sottolineato come nell’artista americano ci sia “una connotazione particolare non riscontrabile in altri artisti astratti”. “Mentre de Kooning mantiene nella pittura astratta un legame con la natura, Jenkins è assolutamente astratto. È come – spiega – se si trovasse all’interno di un nastro colorato, in cui procede a dei tagli che sono poi le sue opere, ciascuna delle quali esprime una propria individualità ed una propria singolarità”. Insomma, “un utilizzo della pittura nella maniera più incondizionata”. “Jenkins – aggiunge – non è allievo di nessuno, è isolato e per questo assoluto”. A caratterizzarlo, infine, il fatto che, come dichiarato da Ronchini, non usasse pennelli per dipingere, ma versasse il colore direttamente sulla tela orientando il movimento della stessa tela per dare origine alle sue opere. Il catalogo presentato lunedì mattina è disponibile al Ciac, rendendo immortale l’esposizione che lo ha ospitato. Perché, come dichiarato da Italo Tomassoni, “le mostre passano, ma i cataloghi restano”.

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