Fermenti dem, atto secondo. Anche se il congresso sarà calendarizzato con tutta probabilità solo in autunno – almeno così pare – la fase precongressuale del Partito Democratico folignate è già in pieno e tumultuoso svolgimento, così come abbiamo scritto su queste colonne nelle scorse settimane. La coreografia, ovviamente, è quella delle grandi occasioni: fibrillazioni e fuochi d’artificio.
Prima di venire agli affari di bottega, però, una rapida premessa che dovrà essere la chiave di lettura delle prossime righe. Ciò che sta avvenendo nella larga galassia Pd andrà a ridisegnare lo schieramento del centrosinistra mettendo (finalmente) un punto di chiarezza: la stagione di un certo civismo filo-dem sta per andare in archivio e con essa almeno un paio di liste che sono state protagoniste nelle ultime due tornate amministrative.
Ciò che sta emergendo in questi giorni, infatti, è l’esodo di volti noti che dai due movimenti civici vicinissimi al Pd, ovvero PattoXFoligno e Foligno2030, sta avvenendo verso la casa madre. Semplice ritorno di qualche figliol prodigo (decine, in verità) oppure si è di fronte a un’opa (ostile?) studiata a tavolino?
Nel dubbio ci sono volti e numeri. Sarebbero circa 120 le richieste di nuove tessere, tutte arrivate con il favore dell’email. Tra queste spiccano quella del presidente di PattoXFoligno, Danilo Calabrese, dell’ex consigliere comunale di Foligno2030, Mario Gammarota, del presidente della stessa compagine, Simone Bellucci. E altri volti noti e in vista già candidati nelle liste di Patto e 2030 che in blocco hanno chiesto di entrare a far parte del partito guidato dalla segretaria Maura Franquillo. Si segnala anche qualche ritorno al gusto nostalgia: Mario Margasini e Paolo Trenta, entrambi ex assessori ad inizio millennio.
Una mobilitazione che, in parte, è anche il naturale prosieguo della campagna elettorale per le elezioni regionali dove proprio le due liste civiche hanno appoggiato pubblicamente la candidatura dell’esponente dem Jospeh Flagiello. Il tesseramento, però, in quel frangente non era considerato. O meglio, previsto. Da qui le grandi fibrillazioni di questi giorni. Il blocco civico che intenzioni ha? Orientare il congresso? Esprimere un candidato alla segreteria? Dare nuova linfa al partito e rinverdire gli antichi fasti? Nell’incertezza, e considerate anche le modalità “liquide” dell’operazione, qualche dubbio ai notabili del partito è venuto. C’è già chi, statuto alla mano, ha sottolineato come chi sia stato candidato per altri partiti o sia già tesserato altrove, nel PD non potrà mettere piede per un po’. Sul punto la difesa dei diretti interessati è apparsa debole: e così, invischiati tra tesseramenti nelle rispettive liste civiche e candidature, della carica dei 120 al momento ne rimarrebbero ben pochi con i requisiti in ordine.
Impossibile prevedere l’esito della querelle, ma il rischio pasticciaccio è dietro l’angolo. L’unica certezza è che il re civismo è nudo. E in attesa di una tessera di partito.