Un’esperienza indimenticabile. È quella vissuta dall’oltre milione di ragazzi e ragazze che ha affollato la sterminata spianata di Tor Vergata per vivere, insieme a papa Leone XIV, il Giubileo dei Giovani. Con la veglia di sabato 2 agosto, che ha preso il via intorno alle 20.30, dopo un lungo giro in papamobile del Pontefice tra i pellegrini, e durante la quale Leone XVI si è messo in dialogo con i giovani per parlare di amicizia, del coraggio di scegliere, del richiamo del bene e del valore del silenzio. E con la santa messa celebrata nella mattinata di domenica 3 agosto, dopo la notte trascorsa nelle tende e nei sacchi a pelo, in occasione della quale il Santo Padre ha invitato i giovani di tutto il mondo ad “aspirare a cose grandi”. Lo ha fatto citando Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, prossimi alla canonizzazione (in calendario il 7 settembre prossimo, ndr); ma lo ha fatto anche richiamandosi alle parole di chi lo ha preceduto, a quelle pronunciate da Giovanni Paolo II in occasione della Giornata mondiale della gioventù del 2000 e a quelle di papa Francesco durante la Gmg di Lisbona del 2023.
E ad ascoltare le parole del Pontefice in mezzo a quella distesa di cappellini e magliette colorati, di lingue e culture diverse, c’era anche un centinaio di giovani “pellegrini di speranza” folignati. Tra loro, sia chi aveva deciso di raggiungere la Capitale a piedi mettendosi in cammino già nella giornata di lunedì, sia chi è partito in pullman all’alba di sabato mattina. Ma tutti uniti dallo stesso desiderio, quello di vivere pienamente il Giubileo. “È stata un’esperienza molto bella da vivere” il commento di Sasha, il più piccolo della delegazione folignate. “Mi è piaciuto quando il Papa è passato con la papamobile tra i ragazzi salutandoli – ha detto -, anche se sono riuscito a vederlo solo dal maxischermo. Ma va bene così”. C’è poi chi, come Giulia, non dimenticherà la veglia di sabato sera: “Ho visto veramente la collaborazione dei giovani con il mondo della chiesa e con il Papa”. Come lei anche Jessica, che annovera quello della veglia come “il momento più emozionante”.

Ma c’è anche chi, come Ludovica, si porterà nel cuore l’incontro tra una ragazza americana di origini ugandesi con un gruppo di giovani arrivati proprio dall’Uganda. “Li cercava con un cartello scritto in lingua inglese e quando li ha trovati si è messa a piangere – racconta -: è stato bello, ovunque andrò porterò con me questa storia. Poi – prosegue Ludovica -, mi è piaciuto molto il momento della veglia: il Papa ha dato tanto spazio ai giovani, li ha fatti parlare tanto e le sue risposte sono state molto toccanti. Ma la cosa che mi ha impressionato di più è stato il silenzio che è sceso, nonostante fossimo oltre un milione di ragazzi. Solo in situazioni come queste può succedere, solo l’amore di Gesù può portare in raccoglimento così tante persone”. Per Alessandro, invece, la cosa più bella è stata “vedere tutte quelle persone riunite con lo stesso spirito, vedere quanto le persone credono in quello che fanno. Lì – ha detto -, si sentiva molto questa atmosfera”.
“Ho partecipato al Giubileo per un motivo ben preciso – racconta un’altra ragazza folignate rimasta anonima -: lo scorso anno ho perso un’amica ed ero lì per lei; le ho anche preso un ricordino che le porterò al cimitero. Ho fatto tante amicizie e sono stata bene: è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita. Sono fiera di me perché queste esperienze mi aiutano a credere di più in me stessa, così come mi ha aiutata l’unione con gli altri ragazzi, che ringrazio”. “Se devo racchiudere questa esperienza in una battuta userei l’espressione ‘non pensavo!’ – commenta una delle 42 giovani dell’Unità pastorale Giovanni Paolo II che ha raggiunto Roma a piedi -. Non pensavo che un pellegrinaggio fosse un viaggio così forte ed intenso. Non pensavo di riuscire a fare circa 160 km a piedi. Non pensavo di riuscire a superare la fatica, contenere il dolore e la tentazione di mollare. Non pensavo quanto fosse vitale e potente l’energia e l’aiuto del gruppo. Non pensavo che il Papa parlasse di amicizia e ci incoraggiasse a circondarci di amici veri e credenti con cui seguire Gesù. Non pensavo di tornare a casa così stanca, ma soprattutto così viva. Non pensavo che la speranza non delude e ora non lo penserò più perché lo so. Ne porto i segni nei piedi, ma soprattutto nel cuore!”.

Non solo giovani, però. A portare la loro testimonianza anche tre sacerdoti, a cominciare da monsignor Giovanni Nizzi che ha ancora impresso nella mente il Giubileo dei Giovani del 2000 “che – ricorda – era strettamente collegato con la Giornata mondiale della gioventù annunciata a Parigi da Giovanni Paolo II. All’epoca accogliemmo a Foligno circa 900 giovani, tra famiglie e parrocchie, e partecipammo anche a Roma. In Umbria ci fu un infervoramento tale per cui l’anno dopo, su proposta dell’arcivescovo Riccardo Fontana, fu fatto un convegno delle diocesi dell’Umbria sui giovani e da lì l’input per il sinodo dei giovani di Foligno, che si concluse dopo Colonia 2005”.
Un’esperienza nuova, invece, per monsignor Cristiano Antonietti e per don David Girolami. “Per la prima volta – ha dichiarato don Cristiano – ho partecipato con la diocesi e con un gruppo di giovani, anche della parrocchia. È stata un’occasione bella, importante. Con i ragazzi l’abbiamo vissuta in parrocchia, accogliendo i pellegrini, e poi a Roma tutti insieme. Credo che sia di grande incoraggiamento per i nostri ragazzi per fargli vedere che non sono soli ma che c’è una fede condivisa, giovane, piena di speranza, di allegria e che si può ricercare davvero la felicità andandola a trovare nel Signore”. “È stata un’esperienza molto bella, arricchente – ha detto da parte sua don David – e condivisa con i miei confratelli sacerdoti e con tanta espressione laicale impegnata proprio nell’accoglienza. L’appuntamento di Roma, poi, mi ha fatto comprendere che nonostante difficoltà i giovani ci sono e chiedono dei riferimenti, chiedono la fede e di essere accompagnati in questi momenti di fede che percepiscono come condivisa perché c’è una grande gioventù da tutto il mondo che si ritrova per Gesù”.