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“Comuni ricicloni”, Foligno esempio negativo dell’Umbria

Pubblicato il 17 Febbraio 2023 14:00 - Modificato il 5 Settembre 2023 10:12

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“Il comune di Foligno, il terzo più grande della regione, ha ulteriormente diminuito la propria percentuale di raccolta differenziata”. Lo dice Legambiente Umbria che, anche quest’anno, ha stilato la classifica dei “Comuni ricicloni”, premiando contestualmente le amministrazioni più virtuose sulla base sia del rispetto dell’obiettivo minimo di raccolta differenziata del 72,3% fissato dalla Dgr 34/2016, sia di altri diversi criteri volti alla prevenzione del rifiuto e alla massimizzazione della qualità e del riciclo. E restando proprio in tema amministrazioni, l’associazione ambientalista bolla come “grave” il fatto che, mentre “alcuni dei comuni che nel 2021 mostravano ancora basse performance hanno intrapreso nel 2022 un percorso di cambiamento”, “ci siano invece delle amministrazioni che continuano ad arretrare”. E qui il riferimento è appunto a Foligno, ma anche a Spoleto “che – si legge nel dossier – si muove con medesimo passo”. Dal report di Legambiente si apprende come siano in totale 10 i “Comuni ricicloni” dell’Umbria, di fatto, uno in meno rispetto allo scorso anno, “anche perché in diversi comuni è diminuita la qualità della raccolta della frazione organica”. In generale, stando a Legambiente, nella regione “salvo alcuni casi, la situazione migliora troppo lentamente”. Classifica alla mano, ci sono alcune conferme, qualche nuova entrata e diverse esclusioni. Il 2021 ha infatti visto un ulteriore progresso delle raccolte differenziate in diverse realtà umbre, in altre, invece, si confermano le “croniche criticità”. “I dati ufficiali di Arpa relativi alla produzione e raccolta differenziata dei rifiuti del 2021 – dicono da Legambiente – dimostrano chiaramente che, sebbene la raccolta differenziata in Umbria sia oggi al 66,9% a livello regionale, l’intero sub-ambito della Valle Umbra Sud (Folignate, Spoletino e Valnerina) continua, anno dopo anno, a retrocedere, rappresentando un inaccettabile freno per il raggiungimento degli obiettivi che la Regione si era prefissata”. Insomma, la città della Quintana non è da prendere come esempio virtuoso per Legambiente che osserva, tra le altre cose, come “un cittadino di Foligno produce quasi sei volte più rifiuti indifferenziati di uno di Calvi dell’Umbria”. Comune al quale è andato proprio lo scettro di più riciclone del Cuore verde d’Italia.

QUADRO REGIONALE – In Umbria il quadro è molto vario. Stando a Legambiente, ci sono infatti comuni che viaggiano stabilmente su percentuali di differenziata vicine al 90%, come appunto Calvi dell’Umbria e Otricoli, ed altri che si attestano comunque attorno all’80%. Altri comuni come Nocera Umbra e Montefalco sono invece inchiodati su percentuali “misere” tra il 20 e 30%. In totale sono venti i comuni che hanno centrato l’obbiettivo del 72,3%, che doveva essere raggiunto nel 2018. Altri trentacinque hanno percentuali superiori al 65%, l’obbiettivo minimo posto dal decreto Ronchi. I restanti trentasei comuni non raggiungono nemmeno il 65%. Di questi dodici non superano neanche il 35%, per di più associati ad elevati valori di produzione rifiuti pro capite.

I NUMERI – I dati messi a disposizione da Legambiente dicono che in Umbria la produzione di rifiuti urbani nel 2021 è stata di 445.337 tonnellate, di cui 298.113 raccolte in modo differenziato. La produzione complessiva risulta poi in crescita rispetto all’anno precedente di 6.288 tonnellate (a fronte anche della diminuzione della popolazione residente che si è ridotta di poco meno di 5mila unità) e la raccolta differenziata ha invece raggiunto la percentuale del 66,9%, dato praticamente stazionario dal 2019. Numeri, questi, contenuti appunto nel dossier “Comuni ricicloni” presentato lo scorso venerdì 17 febbraio da Legambiente Umbria a Spoleto, nel corso del sesto EcoForum regionale sull’economia circolare.

LEGAMBIENTE UMBRIA – “Da segnalare positivamente è la presenza in classifica di due nuovi ‘Comuni ricicloni’, San Giustino e Lugnano in Teverina – ha commentato il presidente dell’associazione, Maurizio Zara -. Il dato preoccupante invece è che vi è un peggioramento della qualità della raccolta differenziata nella nostra regione. È questa la nota dolente che costa l’esclusione di tutti quei comuni che pur avendo elevate percentuali di raccolta differenziata hanno ridotto la qualità della frazione dell’organico e che, per questo penalizzati, restano fuori dalla classifica. È un criterio che abbiamo adottato nella scelta dei ‘Comuni Ricicloni’ con l’obiettivo di stimolare i comuni a fare meglio – ha proseguito il numero uno di Legambiente Umbria -, ad oggi però ne abbiamo ancora dieci fuori standard qualitativi bassi, tra i quali Narni e Terni. A stemperare le performance sempre buone ma non eccellenti del ternano è il primo, e anche unico, Comune ‘Rifiuti Free’ della regione: quello di Calvi dell’Umbria il solo che ha contenuto la produzione pro capite di secco residuo (indifferenziato) a smaltimento al di sotto dei 75 kg/anno/abitante”.

LA CLASSIFICA – Basandosi sulla percentuale di raccolta differenziata nel 2021, in testa tra i comuni sotto i 5mila abitanti c’è Calvi dell’Umbria, seguito da Arrone, Ferentillo, Bettona, Lugnano in Teverina e Valfabbrica. Ad aprire la classifica dei comuni tra i 5mila e i 20mila abitanti c’è San Giustino, seguito da Torgiano e Todi. Tra i Comuni sopra i 20mila abitanti figura, infine, Bastia Umbra.

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