Infermieri in fuga dalle case di riposo per rispondere alle campagne di assunzione delle aziende sanitarie pubbliche. Un fenomeno che fin dall’inizio della pandemia, si è manifestato su scala nazionale, così come su quella locale e i cui risvolti meritano attenzione. La denuncia di quanto sta avvenendo in tutta Italia arriva da Uneba, Confcooperative, Confapi e Anaste e sulla questione saranno chiamati ad esprimersi anche i consigli comunali di Trevi, Bevagna e Spello. In particolare gli assessori alle politiche sociosanitarie dei tre Comuni umbri, rispettivamente Stefania Moccoli, Umberto Bonetti e Rosanna Zaroli, presenteranno un ordine del giorno ad hoc per discutere le criticità del fenomeno.
Sì, perché questa particolare migrazione di infermieri dalle strutture sociosanitarie private verso la sanità pubblica, tra le altre cose, sta aggravando la preesistente carenza di personale. Ragion per cui i tre assessori umbri chiederanno in sede di consiglio “l’attivazione di sindaco e giunta al fine di porre rimedio ad una situazione che rischia di diventare esplosiva”. L’iniziativa parte da Trevi ma, come spiegato da Stefania Moccoli, viene promossa congiuntamente con i colleghi di Bevagna e Spello che condividono la medesima criticità nella gestione delle case di riposo.
L’analisi contenuta nel documento e riguardante le strutture sanitarie assistite pone l’accento sulla mancanza di infermieri, sull’aumento dei costi per far fronte all’acquisto di materiali e dispositivi di protezione, così come sulla revisione delle tariffe ferma da anni e sulla diminuzione dei posti letto per l’esigenza di spazi dedicati ad eventuale isolamento di ospiti positivi.
“La fuga degli infermieri verso la sanità pubblica in virtù della particolare situazione emergenziale e dei vantaggiosi contratti di assunzione – si legge nell’atto -, sta mettendo in grave pericolo l’assistenza agli anziani non autosufficienti e alle persone con disabilità ospiti di Rsa e strutture residenziali proprio nel momento più delicato”. Il primo firmatario del documento, Stefania Moccoli, sottolinea inoltre come le stesse strutture stiano lanciando da tempo un grido di allarme alle istituzioni. Allarme su una carenza di personale che non permette più di rispettare gli standard previsti dalla normativa con la conseguenza che, venendo meno i requisiti necessari all’esercizio dell’attività, le stesse saranno costrette a chiudere e ad inviare gli ospiti negli ospedali.