Dal punto di vista economico, l’Umbria è un “malato grave” su cui intervenire con la giusta cura. A dirlo è il report condotto dall’Ires Cgil dell’Umbria, presentato martedì a Perugia dal presidente dell’Istituto di ricerca regionale, Fabrizio Fratini, e dal segretario generale della Cgil Umbria, Vincenzo Sgalla. Tenendo conto dei colpi inferti alla regione, prima dalla crisi del 2008 e poi dal terremoto del 2016, il rapporto dell’Ires si focalizza sull’impatto del Covid-19 e sulle inevitabili ricadute economiche e sociali. Ad emergere è un “quadro clinico” complicato, per una regione che, in termini economici ed occupazionali, si allontana costantemente dalle performance delle regioni limitrofe. Secondo le stime Ires, sono molte le tessere che compongono il puzzle della crisi. C’è una contrazione del Pil che si aggira tra 1,5 e 2 miliardi di euro che riguarda settori manifatturieri portanti per l’Umbria, come il tessile, l’abbigliamento, la metallurgia, i trasporti, le costrizioni, la ristorazione e le attività culturali. E poi la grave crisi occupazionale: da un lato, la forte riduzione del lavoro a termine, con la provincia di Perugia che, tra gennaio e maggio 2020, ha fatto registrare una contrazione del 28%, dall’altro, invece, il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali. Sì, perché stando sempre a quanto riferito dall’Ires Cgil, al 30 giugno erano oltre 28 milioni le ore tra cassa integrazione e fondi solidarietà autorizzati, con un incremento dell’800% rispetto al 2019. Come spiegato da Fabrizio Fratini nel corso della presentazione, si tratta di numeri dietro ai quali trovano spazio le difficoltà di circa 27mila lavoratori umbri, gli stessi che hanno subito una considerevole contrazione di reddito pari a circa 81 milioni di euro. Dati Ires alla mano, infatti, si scopre che il reddito medio nel Cuore verde d’Italia è di 19.520 euro l’anno, contro i quasi 21mila della media nazionale. La crisi Covid-19 ha alimentato, inoltre, un altro dato regionale già da tempo preoccupante. Quello, cioè, della povertà relativa, arrivata al 14,3% nel 2018, due punti e mezzo sopra la media nazionale. “Un quadro che rischia di aggravarsi ulteriormente se si darà il via libera ai licenziamenti”. Queste le parole del segretario della Cgil umbra, Vincenzo Sgalla, che ha parlato di “urgenza senza precedenti”. Sgalla critico, poi, nei confronti della Regione e delle controparti datoriali, ree, secondo il segretario, di un atteggiamento non all’altezza della drammaticità del momento. Prima di palesare la necessità di un progetto di cambiamento per l’Umbria, il numero uno del sindacato ha, infine, richiamato ad una gestione oculata e partecipata dei fondi in arrivo dall’Europa, in modo da migliorare le condizioni del “malato” scongiurando le diseguaglianze sociali.
Umbria, situazione economica da “malato grave”. Sono 27mila i lavoratori in difficoltà
Pubblicato il 26 Agosto 2020 15:47 - Modificato il 5 Settembre 2023 13:25
La presentazione del rapporto Ires Cgil
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