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Trasporti, in Umbria treni tagliati. I sindacati: “Scelta al ribasso”

Pubblicato il 4 Giugno 2020 09:26 - Modificato il 5 Settembre 2023 13:42

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Nell’avvio della cosiddetta “Fase 3”, quella cioè che dovrebbe garantire il pieno godimento del diritto costituzionale di mobilità, il tema legato ai trasporti in Umbria si conferma caldo. A farsi sentire, a tal proposito, sono state le segreterie sindacali regionali, convinte che per i cittadini del Cuore verde d’Italia questa fase possa trasformasi in un ritorno al punto zero. Sul banco degli imputati, secondo le segreterie, le recenti novità introdotte dagli accordi presi tra Regione, in qualità di committente, e la Dpr Trenitalia Umbria, come appaltatrice del contratto di servizio per il trasporto pubblico su ferro. Nello specifico, si parla di modifiche apportate alla mobilità umbra “prese – dicono le segreterie regionali – senza nessun coinvolgimento dei rappresentati dei lavoratori e dei pendolari”. Nel comunicato firmato da Fast-Slm/Confsal, Orsa Ferrovie, Fit Cisl, Uilt Uil e Filf Cgil si evidenzia che il treno 3159 Firenze-Foligno e il il treno 3162 Foligno-Firenze dal 14 giugno prossimo non esisteranno più, che i treni 2483, 2487, 2327 che prima arrivavano fino a Roma, dal 14 giugno saranno limitati ad Orte e che i treni 2324, 2490 e 2492 partiranno dalla Stazione di Orte anziché da Roma Termini. “Una scelta al ribasso per la mobilità umbra che – si legge – non può trovare giustificazione nell’attuale fase emergenziale”. 

Nell’analisi contenuta nel documento, che tiene conto in partenza delle già note difficoltà per l’Umbria a raggiungere la capitale, le regioni del nord e a connettersi all’alta velocità, si riflette sul fatto che certe scelte possano rivelarsi un’ulteriore nota dolente. “I fondi per garantire la piena operatività del trasporto pubblico locale e dei contratti di servizio regionali esistono e sono utilizzabili – si legge nel comunicato -, quindi non è necessario tagliare per poter rientrare nei costi”. Insomma, secondo le segreterie regionali, i treni con poca domanda non devono essere tagliati per due motivi. Intanto è inevitabile che la domanda cresca. Poi va considerato che, quando le persone riprenderanno a viaggiare in treno, dovranno essere rispettate norme di distanziamento. Da qui, con la capienza delle vetture ridotte, il conseguente bisogno di servizi più frequenti.

La contrarietà manifestata dalle segreterie regionali sta nel fatto che certe modifiche alla mobilità su ferro possano comportare una riduzione di opportunità per i cittadini, una posizione ancor più periferica per l’Umbria e ripercussioni sulla produzione “che – si legge nel comunicato – ne risentirà in termini di ricadute sui lavoratori e sulla qualità dei servizi”. Al netto della situazione, le segreterie propongono “nessun taglio ai treni da e verso Firenze e Roma, di non penalizzare gli umbri con nuove rotture di carico ad Orte e aumentare le possibilità di raggiungere l’alta velocità”. Infine, si dicono contrarie al rivedere a ribasso l’attuale contratto di servizio con Trenitalia.

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