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Spoleto, si apre il confronto sulle crisi aziendali del territorio: un’intera città solidale con i lavoratori

Pubblicato il 14 Settembre 2018 13:36 - Modificato il 5 Settembre 2023 15:40

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Il primo seme è stato gettato. L’amministrazione comunale di Spoleto ha, infatti, dato il via al primo di una serie di tavoli di confronto con sindacati e lavoratori per affrontare i tanti problemi che attanagliano le aziende del territorio, sempre più strette nella morsa della crisi. Il confronto tra le varie parti in gioco è andato in scena giovedì pomeriggio in una gremitissima sala dei Duchi a Palazzo comunale. Nella stessa giornata in cui i lavoratori e le lavoratrici della Maran hanno proclamato il loro sciopero ad oltranza. Le loro braccia rimarranno incrociate fino al 22 settembre prossimo, mentre la speranza è che la situazione possa cambiare, migliorando. Come? Intanto attraverso “l’apertura di un tavolo che affronti le questioni più urgenti – si legge in una nota diramata dal Comune guidato da Umberto de Augustinis – in vista degli interventi del Governo che saranno rapidamente richiesti, anche mediante inserzione nella Legge di stabilità”. Presenti al primo incontro messo in agenda dall’amministrazione spoletina anche la Cgil con il segretario generale provinciale, Filippo Ciavaglia, e il responsabile territoriale per i comprensori di Spoleto e Foligno, Mario Bravi. Intervenendo dopo l’introduzione del primo cittadino, i due sindacalisti hanno rilanciato l’appello fatto solo qualche giorno fa, ossia quello della realizzazione di un “progetto Spoleto”. “Un progetto – ribadiscono dalla Cgil – che riconduca tutte le vertenze aziendali in un quadro complessivo e che richieda l’apertura di un tavolo con il coinvolgimento diretto della Regione dell’Umbria e del Governo”. Per Ciavaglia e Bravi, infatti, vanno date “risposte immediate” ai lavoratori della Maran, ma anche a quelli dell’Ims, che dal prossimo mese di ottobre rimarranno senza ammortizzatori sociali. Senza dimenticare, naturalmente, realtà come la Cementir e la Novelli. “Invertire questa tendenza – dicono i due esponenti della Cgil – si può e si deve a condizione di farsi carico tutti – forze istituzionali, forze imprenditoriali, forze sociali – di un imprescindibile e necessario ‘cambio di passo’”.

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