E’ un quadro a tinte fosche quello che riguarda il Folignate sul fronte redditi. I dati forniti dal Dipartimento delle finanze del Ministero dell’economia, infatti, preoccupano e non poco. Soprattutto i vertici della Cgil, con il responsabile della Camera del lavoro di Foligno che chiede “politiche economiche alternative, che rilancino lo sviluppo e la coesione sociale”. Per Mario Bravi, infatti, la fotografia che ne viene fuori “indica una situazione di sofferenza economica del territorio folignate superiore alla media nazionale. Situazione – prosegue il sindacalista – più attenuata nel comune capoluogo, a Trevi e a Spello e più accentuata, in maniera addirittura drammatica, nella periferia del territorio della Valle Umbra Sud, con particolare riferimento a Nocera Umbra, Gualdo Catteno e Sellano”. Comuni in cui la forbice rispetto al dato nazionale è considerevole.
Andando a vedere infatti, nel dettaglio, i dati forniti dal Mef relativi al 2017, che hanno preso in esame le dichiarazioni dei redditi di quell’anno e che si riferiscono al 2016, la situazione appare in tutta la sua criticità.
Se si prende, ad esempio, il primo dei due indicatori considerati, ossia quello che valuta i redditi al di sotto dei 10mila euro, la media nazionale è pari al 29,1 per cento del totale. Nella Valle Umbra Sud, invece, sui nove presi in esame tre si collocano in una situazione migliore rispetto al dato italiano. Si tratta di Foligno al 25,86 per cento, Spello al 26,21 per cento e Trevi al 27,81 per cento. Male Bevagna al 29,2 per cento, Valtopina 30,96%, Montefalco al 31,05 per cento, anche se la situazione più drammatica si riscontra a Nocera Umbra al 32,4 per cento, Sellano al 32,96 per cento e Gualdo Cattaneo al 33,31 per cento.
Per quanto riguarda, invece, l’altro indicatore preso in considerazione, relativo alle dichiarazioni al di sopra dei 55 mila euro, la media nazionale corrisponde al 4,34 per cento. Su questo versante tutti i nove comuni della Valle Umbra Sud rivelano una condizione peggiore con Foligno al 3,34 per cento, Trevi al 2,43 per cento, Spello e Bevagna 2,31 per cento, Montefalco e Gualdo Cattaneo all’1,9 per cento. Chiudono Nocera Umbra e Valtopina all’1,1 per cento e Sellano praticamente a quota zero.
“Le periferie – spiega a questo proposito Mario Bravi – sono sempre più in sofferenza rispetto ai grandi centri. Ma il dato registrato nel Folignate, così come anche nel resto dell’Umbria, è figlio di salari e pensioni più basse che nel resto d’Italia e di contratti a tempo determinato e precari, oggi quasi 4 su 5”. Numeri, dunque, che incidono su reddito e consumi. La ricetta? “Gli investimenti pubblici – conclude Bravi – che garantiscono la tutela e la salvaguardia del territorio e creano occupazione”.