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Sert di Foligno, dietrofront Ausl2: verrà spostato

Pubblicato il 4 Febbraio 2015 11:40 - Modificato il 6 Settembre 2023 01:01

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Il Sert rimarrà in viale Ancona? Il direttore generale dell’Ausl Umbria 2, Sandro Fratini, non sembra esserne più così convinto. Dopo aver negato l’ipotesi di spostamento dall’attuale sede solo la scorsa settimana, in occasione della convocazione a Foligno da parte di ben due commissioni consiliari comunali, sembrano esser cambiate nuovamente le carte in tavola. Ad una precisa domanda da parte del consigliere regionale in quota Pd, Luca Barberini, durante una nuova audizione – questa volta a palazzo Cesaroni – il dg Fratini avrebbe infatti risposto con un netto cambio di rotta rispetto a sette giorni fa. Un passo indietro, quindi, che lascia presupporre il futuro trasloco del Sert in un’altra struttura, magari più vicina al presidio ospedaliero, come chiesto dallo stesso Barberini. Se sarà questa la strada che l’Ausl Umbria 2 intende intraprendere, occorrerà però attendere un segnale forse un po’ più concreto di qualche dichiarazione. Ma il Sert non è stata l’unica vicenda su cui Sandro Fratini si è dovuto pronunciare, nè tantomeno quella per cui martedì era stato invitato in Regione. INTEGRAZIONE FOLIGNO SPOLETO – All’ordine del giorno della terza commissione consiliare regionale c’era infatti il processo di integrazione dei presidi ospedalieri di Spoleto e Foligno e la nomina dei primari nei posti vacanti. A richiedere l’incontro con il dg Fratini ma anche con il direttore regionale della sanità umbra, Emilio Duca, i consiglieri regionali Franco Zaffini (FdI), Giancarlo Cintioli e Luca Barberini (Pd). EMILIO DUCA – “Per quanto riguarda la questione dei posti letto – ha spiegato Duca – siamo in regola con i parametri stabiliti dal regolamento approvato in Conferenza Stato Regioni lo scorso 5 agosto. Gli standard compresi nell’accordo stabiliscono però anche altri indici riguardanti le unità complesse, cioè i primariati. In Umbria – ha quindi proseguito – sono in numero appena superiore a quello consentito dagli standard, ma i posti effettivamente ricoperti sono in numero inferiore. Inoltre, c’è da rispettare una correlazione fra i volumi di attività di una certa struttura e quelli che sono gli esiti, fondata sul postulato scientifico che la mortalità diminuisce nelle strutture che lavorano di più. E per far sì che questo accada – ha sottolineato – dobbiamo riuscire a fare rete. Riuscire a dare una ‘vocazione’ a ogni presidio, evitando doppioni e facendo più cose in determinati posti, far spostare non solo i cittadini ma anche le equipe mediche. Ad esempio – ha detto Emilio Duca – uno spoletino si recherà a fare una certa operazione a Foligno, che si trova a 15 minuti di auto, sarà operato in quella struttura dal medico che lo ha seguito. Per fare questo è indispensabile raggiungere una buona integrazione ospedaliera. Avere più primari non è una garanzia – ha concluso – conta una buona integrazione”. SANDRO FRATINI – Sulla stessa linea anche il numero uno dell’Ausl Umbria 2, che ha aggiunto: “La definizione degli standard ci dà dei numeri che noi dobbiamo garantire e siamo obbligati a provvedere. Dobbiamo raggiungere una buona integrazione per non perdere posti letto. Dobbiamo far utilizzare al massimo entrambi i presidi ospedalieri, incrementando gli interventi in tutti e due i poli, con equipe che imparino a lavorare insieme e si spostino dall’una all’altra struttura. Se i primari riusciranno a mettere insieme le loro equipe e a decidere dove fare le procedure, avremo l’ospedale unico con numeri che superano gli standard richiesti. Altrimenti – ha concluso Fratini – soccomberà il più piccolo per bacino di utenza”. DELEGAZIONE SPOLETINA – Prima dell’audizione dei due direttori, la terza commissione ha acconsentito ad ascoltare anche una delegazione del Comune di Spoleto, composta dalla vicesindaco Maria Elena Bececco, e dai consiglieri Zampa e Rossi. “Abbiamo approvato all’unanimità – ha detto la Bececco – una mozione che impegna il sindaco a seguire con attenzione la vicenda del primariato. La città intera – ha proseguito – chiede che sia salvaguardato il proprio presidio di eccellenza e i posti di lavoro, ma i segnali che abbiamo, come la nomina dei capi dipartimento della Usl 2 (6 a Foligno, 2 a Terni, 1 a Orvieto e 1 a Spoleto) – ha dichiarato in chiusura – destano preoccupazione”.

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