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Messa in sicurezza del Topino, Barbetti (Pd) chiede un’accelerazione dei tempi

Pubblicato il 24 Maggio 2023 11:22

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La tragedia che ha investito recentemente l’Emilia Romagna e che solo otto mesi fa aveva interessato anche le Marche, solleva la questione di un territorio che necessita di attenzione da parte di istituzioni e addetti ai lavori. Gli importanti cambiamenti climatici ai quali si sta assistendo con sempre più frequenza, con fenomeni estremi che vanno dalla siccità alle alluvioni, impongono infatti attente riflessioni. E questo vale anche per Foligno, dove da tempo si parla della messa in sicurezza del Topino. Negli scorsi mesi – e anche più recentemente – la vicenda era stata trattata dalla Gazzetta di Foligno. Nell’ultimo articolo, pubblicato nel numero 17 uscito domenica 14 maggio, in particolare, si parlava di un allungamento dei tempi per la messa in sicurezza del tratto urbano del fiume. Vicenda rilanciata, in queste ore, dalla consigliera comunale in quota Pd, Rita Barbetti, che alla “questione Topino” ha dedicato un’interrogazione indirizzata al sindaco Zuccarini. Quattro, di fatto, i temi posti, a cominciare proprio da quale sia lo stato attuale delle cose. Il riferimento è, tra l’altro, alla “corrispondenza” intercorsa in questi mesi tra Regione, Dipartimento di Protezione civile e Consorzio di bonificazione umbra e alla relazione redatta dalla Fondazione Cima, organismo tecnico di alta specializzazione in materia idraulica, contenente le valutazioni sul piano anti esondazione predisposto dalla Bonifica. Ma l’esponente “dem” chiede anche che il sindaco si faccia portavoce nei confronti della presidente Tesei, che del progetto di messa in sicurezza è il commissario delegato, affinché si evitino ulteriori ritardi, in aggiunta a quelli già accumulati. Sottolineata, poi, la necessità che il Comune chieda di poter partecipare al tavolo di concertazione tra Regione e Consorzio. In ultimo, un appello affinché anche il consiglio comunale folignate si esprima sulla vicenda, sostenendo quella che Barbetti apostrofa come la “soluzione più ragionevole” per la messa in sicurezza del fiume: ossia che si vada avanti con il piano redatto dal Bonifica che prevede un contenimento degli eventi di piena associati ad un tempo di ritorno di 50 anni anziché a 200 anni, quest’ultimo reso impraticabile “per le difficoltà tecniche riscontrate e l’entità della spesa”. Procedendo in questa direzione, così come sottolineato nell’interrogazione, “sembra che tutta la popolazione a rischio idraulico venga messa in sicurezza, mentre resterebbero ancora da mettere in sicurezza, per il ritorno a 200 anni, circa 10.000 abitanti e le strutture strategiche costituite dall’ospedale e dalle scuole”. A rendere più complicate le cose, nella realizzazione del piano, l’aumento delle materie prime registrato nel 2020, che ha portato ad un incremento dei costi passato da 32 milioni di euro – a tanto ammonta il finanziamento ottenuto dalla regione – a 48 milioni di euro. All’appello, dunque, mancherebbero 16 milioni di euro, senza i quali – sottolinea la consigliera – “non si è potuto procedere all’appalto dei lavori”. La soluzione auspicata, dunque, è quella di andare avanti con il piano della Bonifica – la cui progettazione definitiva è partita nel 2013 e si è conclusa lo scorso anno – “con la possibilità di realizzarne uno stralcio e avviando immediatamente una nuova progettazione per ipotesi future”.

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