Si è conclusa la caccia all’uomo che la polizia aveva avviato nella notte tra lunedì 5 e martedì 6 maggio, quando cioè gli agenti del Commissariato di Foligno e i colleghi del Reparto prevenzione crimine Umbria Marche erano riusciti a far scattare le manette ai polsi di quattro dei cinque componenti della banda che tra febbraio e marzo aveva messo a segno cinque furti, di cui quattro portati a termine ed uno solo tentato, tra Trevi, Bevagna, Bettona, Todi e Collazzone. Dopo aver assicurato alla giustizia la quasi totalità dei membri del sodalizio criminale, infatti, gli agenti di via Garibaldi agli ordini del vicequestore Adriano Felici insieme ai colleghi della Squadra mobile con a capo la dirigente Maria Assunta Ghizzoni, si erano messi sulle tracce del quinto uomo, la cui latitanza di fatto è durata appena 36 ore. Nel pomeriggio di mercoledì 7 maggio, infatti, il giovane si è costituito, presentandosi spontaneamente nel carcere di Capanne a Perugia. L’uomo, sentendosi probabilmente braccato dalla polizia e consapevole di non avere i mezzi per poter sfuggire all’arresto, ha deciso di recarsi volontariamente nell’istituto penitenziario perugino.
Tutti i cinque componenti della banda, dunque, si trovano ora in carcere e nelle prossime ore saranno sottoposti agli interrogatori di garanzia, fissati per il pomeriggio di giovedì. Interrogatori nel corso dei quali gli inquirenti lavoreranno per avere maggiori elementi sul gruppo criminale messo in piedi e sui colpi. Potrebbero, infatti, essere più di cinque quelli addebitabili al sodalizio. E risposte, in questo senso, potrebbero arrivare tanto da altre denunce o segnalazioni quanto dalla refurtiva che è stata sequestrata durante il blitz effettuato nella notte tra lunedì e martedì. Secondo quanto emerge, infatti, non tutti i gioielli e monili recuperati hanno già ritrovato un proprietario e questo farebbe pensare, a chi indaga, che la lista dei furti potrebbe essere più lunga di quella già stilata.
Proprio su questo fronte si starebbe muovendo la Questura, pronta a diramare un avviso con la descrizione della refurtiva non ancora identificata e che potrebbe dunque essere riconosciuta dai legittimi proprietari. Parallelamente potrebbero farsi avanti anche altre vittime di furti: in questo caso, però, andranno effettuati tutta una serie di riscontri per capire se effettivamente e mettere a segno il colpo sia stata la stessa banda o altri soggetti. Fondamentale, da questo punto di vista, potrebbe essere il modus operandi messo in atto per compiere il furto.
I cinque arrestati che, lo ricordiamo, sono cittadini italiani di età compresa tra i 20 e i 35 anni, di etnia sinti e tutti stanziali a Foligno, erano soliti scegliere le loro vittime a caso. La tecnica utilizzata era molto semplice: suonare al citofono e in caso di mancata risposta da parte della vittima entrare nell’abitazione e portare via, nel giro di pochissimi minuti, quanta più roba di valore trovata. Tutto questo mentre un membro della banda rimaneva in macchina a fare la ronda intorno all’abitazione e a scappare con i complici dopo che l’appartamento era stato ripulito.
L’articolata indagine che ha portato a smantellare il sodalizio criminale aveva preso il via lo scorso mese di febbraio, dopo un colpo a Trevi che aveva fruttato al gruppo oltre 20mila euro. Ad occuparsene, coordinati dalla Procura di Spoleto, gli agenti del Commissariato di Foligno insieme ai colleghi della Squadra mobile di Perugia.