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Filipponi: “Il sindaco continua imperterrito a mentire”

Pubblicato il 2 Agosto 2014 09:45 - Modificato il 6 Settembre 2023 02:52

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Il botta e risposta tra maggioranza e opposizione a Foligno non si placa. E così dopo la conferenza stampa di venerdì mattina, durante la quale i consiglieri di Impegno civile, Amoni sindaco e Obiettivo comune hanno presentato una mozione di sfiducia a carico di Mismetti e annunciato di voler portare gli atti alla commissione regionale di controllo e di voler chiedere un’audizione con il Prefetto di Perugia, Stefania Filipponi torna a parlare della vicenda. “Il sindaco continua imperterrito a mentire, contro ogni evidenza, come peraltro già avvenuto in passato” ha dichiarato. “La coerenza però – prosegue – non sempre é una virtù, talvolta diventa arroganza. E soltanto chi è forte sa ammettere i propri errori e, se necessario, chiedere scusa. Non il sindaco di Foligno”. Il consigliere di Impegno civile replica anche alle dichiarazioni del primo cittadino che, intervenendo sulla questione, aveva sottolineato come in quel consiglio comunale la stessa Filipponi ricoprisse il ruolo di scrutatore. “Chi governa la città da oltre vent’anni – attacca – dovrebbe conoscere il regolamento sul funzionamento del consiglio comunale. Visto che lo ignora gli va ricordato che la regolarità delle votazioni palesi ed il loro esito sono accertate dal presidente. Solo in caso di contestazioni quest’ultimo dispone che la votazione sia ripetuta e che il risultato sia verificato con l’assistenza dei consiglieri scrutatori, assistenza che é invece sempre obbligatoria per il voto segreto”. E ancora: “Devo ribadire che durante la seduta del 17 luglio non mi sono accorta della non corrispondenza fra il numero dei presenti e i votanti – sottolinea Stefania Filipponi – d’altra parte in consiglio il “caos regna sovrano”, c’è il completo disinteresse tra gli annoiati consiglieri di maggioranza, di solito in altre faccende affaccendati, e gli esiti del voto sono scontati. Spesso, negli anni scorsi, si è chiesta la verifica del numero legale, perché le persone risultavano presenti ma l’aula era vuota”. Per la Filipponi “la questione ormai trascende dal singolo episodio e riguarda il modo di gestione autoreferenziale della cosa pubblica, la costruzione preordinata del consenso”. “A nessuno – ribatte – è consentito fare affermazioni mendaci, tanto meno a chi rappresenta una città. Il dibattito verte su fatti che potrebbero essere penalmente rilevanti e tutti i consiglieri comunali in quanto pubblici ufficiali hanno l’obbligo della denuncia. Pertanto – conclude – ora la vicenda verrà portata in sede istituzionale per un approfondimento non solo politico”. 

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