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L’Anc festeggia i 200 anni dell’Arma nel nome della “Protezione civile 2.0”

Pubblicato il 25 Ottobre 2014 15:58 - Modificato il 6 Settembre 2023 01:59

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Carabinieri e volontari per passione. È l’identikit di chi ha deciso di indossare una doppia divisa: quella dell’Arma e quella dell’Associazione nazionale dei carabinieri, entrambe al servizio della comunità anche se con mission diverse. Una volta a garantire l’ordine pubblico, l’altra a salvaguardare l’integrità fisica dei cittadini in occasioni di eventi eccezionali come i terremoti o le alluvioni. Due facce della stessa medaglia che questa mattina, in occasione del bicentenario dell’Arma dei carabinieri, hanno voluto condividere un momento di riflessione con gli studenti del liceo classico “Federico Frezzi” e della scuola media “Gentile”. L’occasione un incontro dal titolo “Protezione civile 2.0”, ospitato nella sala Rossa di palazzo Trinci e moderato dal giornalista Giovanni Camirri. Protagonisti, come detto, le nuove generazioni, i cittadini di domani, ai quali gli esponenti del mondo delle forze armate, dell’associazionismo e alcuni tecnici ed esperti della protezione civile umbra hanno voluto raccontare quanto è stato fatto nel passato, quanto si continua e si dovrà continuare a fare anche in futuro. Ad aprire l’incontro, dopo i saluti istituzionali dell’assessore con delega alla protezione civile Emiliano Belmonte, è stato il generale dell’Arma Antonio Cornacchia, grande protagonista tra gli anni ’60 ed ’80 della lotta al terrorismo. Fu lui infatti il primo a trovare il corpo di Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse e a partecipare all’operazione che portò all’arresto di Renato Vallanzasca. E sempre lui, quest’oggi, ha ripercorso le varie tappe che hanno segnato la storia dell’Arma dal 1814 al 2014. Un lungo excursus storico, quello del generale Cornacchia, che ha lasciato poi posto agli interventi di Ivo Fucelli della prefettura di Perugia e di Sandro Costantini, responsabile del servizio di protezione civile della Regione Umbria. A loro il compito di svelare luci ed ombre di una realtà che ricopre un ruolo chiave oggigiorno, quale appunto la protezione civile, una macchina definita “perfettibile”, perchè tanto è stato fatto ma tanto ancora si può e si deve continuare a fare, a livello di pronto intervento ma anche di responsabilità per ciò che concerne il ruolo che spetta alle istituzioni. Nel corso dell’incontro é emerso come dai livelli più alti e fino ad arrivare agli ultimi anelli della catena – il mondo del volontariato e gli stessi cittadini – tutti devono collaborare per affrontare al meglio situazioni di emergenza come quelle determinate da eventi eccezionali, riducendo così al minimo il rischio per la popolazione. E proprio con il desiderio di garantire l’integrità fisica dei cittadini quasi 17 anni fa, poco dopo il sisma del ’97, nasceva l’Associazione nazionale dei carabinieri “Città di Foligno”. A volerlo – come spiegato da Fabrizio Casini dell’Anc – un ristretto gruppo di persone, un gruppo che con il tempo è andato crescendo, arrivando oggi a toccare quota cinquanta volontari. Un’associazione che si è andata strutturando nel tempo, per tappe, prima decidendo di svolgere l’attività di protezione civile, poi andandosi a specializzare in alcune aree, come quella in cui opera nucleo cinofilo. E anche tre dei quattro cani a disposizione dell’associazione sono stati tra i protagonisti della giornata di oggi, giornata che si é conclusa con una dimostrazione sul campo di questi eroi a quattro zampe. Non prima, però, di dire grazie a chi ha sempre creduto ed è stato vicino in vita nell’Associazione nazionale dei carabinieri. Due, infatti, i riconoscimenti a memoria di altrettante personalità del territorio: l’ingegnere Valter Baldaccini ed il professor Carlo Cattuto.  

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