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Pastificio Bianconi, macchinari fermi da aprile. A rischio 71 posti di lavoro

Pubblicato il 30 Settembre 2015 11:06 - Modificato il 5 Settembre 2023 22:55

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Le sigle sindacali  Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil unite in un sit-in di protesta per il futuro di 71 lavoratori, 46 del pastificio Bianconi e 25 delle cooperative esterne collegate. La produzione dell’azienda di Giano dell’Umbria è ferma ormai dal 20 aprile 2015, mese in cui sono iniziati gli ammortizzatori sociali. Altro problema sono i macchinari, che rischiano di logorarsi per la chiusura dello stabilimento comportando un’ingente perdita per l’azienda. “La cassa integrazione iniziata quest’anno scadrà nell’aprile 2016 – ha dichiarato Dario Bruschi segretario della Fai-Cisl Umbria – e ancora non è stato nominato il giudice competente per decidere sulle sorti del ramo d’azienda ad oggi affidato al gruppo campano De Matteis. Inoltre, i macchinari rischiano di rovinarsi e di non essere più adatti alla produzione e ad una possibile riconversione per fare paste speciali senza glutine ”. Lo storico pastificio, da sempre in prima linea nella produzione e nell’esportazione, attende una decisione del tribunale prima dello scadere degli ammortizzatori sociali per tutelare i lavoratori, le loro famiglie e puntare ad una produzione diversificata e sempre più competitiva sul mercato. “Siamo stati sempre in prima linea nell’esportazione di prodotti di qualità – ha sottolineato Daniele Cavola, rsu della Uila Uil – con circa il 60-70 per cento di export rivolto all’estero. Il nostro obiettivo è di produrre paste con farine speciali, volte al mercato che richiede prodotti senza glutine e attenti alle esigenze di tutti. Sogniamo di ripartire e di essere sempre più competitivi”. Un sit-in di protesta fortemente sentito, soprattutto per le famiglie coinvolte nella vicenda. “ Vogliamo far sentire la nostra voce – ha dichiarato Filippo Laurenti, rsu della Flai-Cgil – affinché queste famiglie non vengano abbandonate e per non far dimenticare la nostra vicenda. Penso a chi ha figli e deve far fronte alle spese scolastiche e mi chiedo quando si arriverà ad una soluzione”. Inserita in un contesto di crisi generalizzato del settore agro-alimentare, l’Umbria fatica a rilanciare l’economia di aziende importanti e storiche come il pastificio in questione. “Siamo in un momento difficile – conclude Bruschi della Fai-Cisl – dalla Nestlé di Perugia fino al Forno Nocera Umbra. Il settore, nella nostra regione, non dà segni di ripresa. Auspichiamo che aumentino gli incontri con le istituzioni locali affinché si riesca a risollevare la produzione e le sorti dei lavoratori attendendo, intanto, di capire come si risolverà la vicenda Bianconi”. 

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