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Spoleto, Cisom e Posterna fanno discutere e dividono il consiglio comunale

Pubblicato il 17 Aprile 2016 09:44 - Modificato il 5 Settembre 2023 20:45

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Doveva essere un consiglio comunale ricco di argomenti da affrontare per la massima assemblea cittadina, e anche piuttosto importanti. C’era da parlare della Protezione civile, e in particolare della vicenda che ha visto una sorta di commissariamento di una delle sue anime, il Cisom. E poi da approvare c’era quella pratica relativa alla acquisizione di quattro aree del parcheggio della Posterna, così come, tra le altre cose, le aliquote e le tariffe di Tari, Tasi, Imu e Irpef. Ma tutto si è fermato ai primi due punti. O meglio, al primo punto e mezzo, se questo può essere un termine adeguato. Lasciando per di più una scia di polemiche, in entrambe i casi, a cui l’amministrazione comunale dovrà, gioco forza, far fronte. Partendo dall’inizio, se è vero che parlando di Protezione civile è stata discussa, prima, la relazione della coordinatrice del Gruppo comunale, Stefania Fabiani, con interventi annessi dei vari consiglieri presenti in aula, lo è altrettanto il fatto che entrando nel dettaglio delle vicissitudini che hanno coinvolto il Cisom, e di conseguenza Le Aquile (gruppo entrato a far parte dei Cavalieri di Malta qualche tempo fa), il sindaco Fabrizio Cardarelli ha riferito in aula alcuni dettagli che fanno un po’ più di chiarezza sul perché i vertici nazionali e poi regionali del Cisom hanno preso la decisione di commissariale l’associazione. Dettagli che però sono stati puntualmente contraddetti, seppur in separata sede per il momento, da alcuni dei volontari che dimessisi in massa dal Cisom sono comunque rimasti all’interno de Le Aquile. Ma ancora peggio è successo quando è stata aperta la discussione del secondo punto all’ordine del giorno. Quello relativo alla pratica che avrebbe dovuto determinare la conclusione dell’annosa vicenda relativa all’acquisizione delle aree del parcheggio della Posterna attraverso un esproprio sanante. Dove a uscire dall’aula per far mancare il numero legale non sono stati solo i consiglieri di minoranza, ma anche alcuni di quelli di maggioranza. Ecco, nel dettaglio, cosa è successo. AREE POSTERNA – Partendo proprio da quest’ultimo punto, dopo due commissioni ad hoc dove di perplessità sulla “bontà” dell’operazione ne sono state sollevate parecchie, sia da una parte che dall’altra, la pratica dell’esproprio sanante ha diviso dunque anche il consiglio comunale. E su ogni fronte anche in questo caso. Subito dopo l’illustrazione del documento, arriva la richiesta di sospensione da parte del presidente della Commissione competente, la prima per l’esattezza, Stefano Proietti. Ed è stato proprio lui, insieme a Francesco Saidi e Sandro Cretoni (Gruppo misto), a non far rientro in aula. E a loro sono seguiti poi i consiglieri del Pd e Alessandro Cretoni (Fi), immediatamente dopo aver chiesto la verifica del numero legale, facendolo così mancare e costringendo così il presidente della massima assemblea cittadina a sospendere la seduta. Ora, che qualcosa in quel documento non convincesse né i consiglieri di maggioranza né quelli di minoranza, si era già capito in sede di commissione. Volevano alcune delucidazioni i commissari, e per questo il presidente Proietti, per la seconda seduta, aveva convocati i tecnici che avrebbero potuto fornirle (Coccetta o Mastroforti). Ma questo, per indisponibilità, non si sono presentati. E non lo hanno fatto nemmeno in consiglio comunale. E così quella che sembrava dovesse essere soltanto una formalità, è diventata materia di dissenso anche tra la maggioranza stessa. Pur riservandosi di rispondere del suo gesto al più presto, Stefano Proietti ha comunque voluto minimizzare quanto è accaduto, giustificando il suo comportamento in sede conciliare come una “pretesa” di coinvolgimento dei vari dirigenti su determinate pratiche, in primis, questa dell’esproprio sanante che costerà al Comune 90 mila euro (decretati dal Consiglio di Stato). Sì, perché se è vero che la pratica, in commissione, è passata a maggioranza, un dubbio resta in molti dei consiglieri, presidente Proietti compreso (pur avendo comunque votato a favore). Ed è: che correlazione c’è tra le aree in questione e il palazzo che, al terzo grado di giudizio, il Tribunale di Firenze ha decretato debba essere buttato giù? Nessuna, in teoria. Ma certo è che a quell’accordo bonario di 16 anni fa si arrivò perché il Comune di Spoleto promise il “placet” per la costruzione del palazzo in cambio della cessione di quelle tre aree comprese nei passaggi che portano al parcheggio. PROTEZIONE CIVILE – Collaborazione. Questa è stata la parola d’ordine del sindaco di Spoleto, Fabrizio Cardarelli. Altrimenti per lui, il primo responsabile della Protezione civile di Spoleto, tra l’altro, “le porte saranno sbarrate”. Comincia a emergere qualche verità, dunque, sulla vicenda che qualche settimana fa ha visto il Cisom, una delle diverse “entità” del sistema di Protezione civile, essere commissariato dai vertici supremi perché, a loro dire, sussisteva una incompatibilità tra quella stessa associazione del Cavalieri di Malta e chi, ormai da tempo, era confluito nella stessa: Le Aquile. O meglio, più verità e da parti opposte. C’è una litigiosità latente, secondo il primo cittadino di Spoleto, tra alcune delle anime dell’intero sistema di Protezione civile. “Non capisco alcuni atteggiamenti – ha detto Cardarelli – io non voglio più ricevere telefonate dal Ministero delle telecomunicazioni che mi dice che sto usando impropriamente le radio quando, queste, sono di proprietà nostra. Le frequenze non lo sono, ma ci stiano organizzando perché lo diventino”. Ora, e’ vero che il Comune di Spoleto ha le sue radio, ma lo è altrettanto il fatto che Le Aquile ne ha tre acquistate con propri fondi, e che queste, secondo quanto denunciano i volontari, pare siano state usate in maniera impropria da altri gruppi. E di conseguenza la frequenza “data in concessione gratuita al vecchio gruppo comunale, all’associazione nazionale carabinieri e a noi – spiegano i volontari de Le Aquile – può essere usata solo in caso di emergenze, e non per le esercitazioni”. 

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