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Danno da quasi tre milioni, la Corte dei Conti chiede un risarcimento da capogiro al Comune

Pubblicato il 8 Giugno 2016 08:21 - Modificato il 5 Settembre 2023 20:10

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Le richieste di risarcimento su cui si è pronunciata la Corte dei Conti sono da capogiro per i dieci dirigenti, tra dipendenti ed ex amministratori, ai quali nell’ambito dell’inchiesta sul buco di bilancio chiusa negli ultimi giorni viene contestato un danno erariale di 2 milioni e 800 mila euro. Coinvolti ci sono l’ex direttore generale Angelo Cerquiglini, a cui è toccato il conto più salato, circa 1 milione e 400 mila euro, mentre circa 700 mila euro sarebbe il risarcimento comminato al funzionario Amedeo Santini. Trecentomila e 200 mila euro sono stati invece formulati rispettivamente a carico di dell’allora dirigente Antonella Quondam Girolamo e della funzionaria Brunella Brunelli. E ancora, sempre per quanto riguarda i dipendenti comunali sono decisamente più contenute le contestazioni avanzati per gli altri tre impiegati ai quali la Corte dei Conti ha chiesto cifre comprese tra 10 mila e 20 mila euro. e poi ci sono gli ex amministratori, l’ex sindaco Daniele Benedetti e il suo assessore al bilancio, Paolo Proietti a cui la Procura chiede indietro rispettivamente 80 mila e 120 mila euro. Chi non si presenterà invece di fronte ai giudici della Corte dei Conti sono quei 5 revisori dei conti che hanno firmato i pareri favorevoli del bilanci comunali tra il 2009 e il 2012: a loro carico non è stata rilevata alcuna responsabilità. Ma quali sono i reati contestati? “Anomale contabilizzazioni dei residui”, e da qui il sospetto, da parte della guardia di finanza “di una volontà di non dare adeguata informazione su una situazione palesemente degradata sul fronte della liquidità”. E in particolare, come prosegue il documento dell’atto di conclusioni delle indagini sui dieci, tra dirigenti e ex amministratori comunali, a cui viene imputato “varie ipotesi di reato di falsità ideologica”, per quanto concerne l’attività di recupero dell’evasione Ici. Secondo le motivazioni addotte dalla Corte dei Conti, tutto ciò sarebbe stato verificato “non solo da riaccertamenti di residui attivi oltre i limiti demarcati da un approccio necessariamente prudenziale, ma anche da appostazione di residui privi di titolo giuridico”, è scritto nella relazione firmata dal titolare del fascicolo che sancisce la conclusione delle indagini, il procuratore regionale Antonio Giuseppona. Pertanto, secondo il consulente, emergerebbe nel complesso una situazione di “opacità nella informativa fornita dai bilanci del Comune di Spoleto presi in esame”, ovvero 2010, 2011 e 2012. E anche “difficoltà gestionali e incapacità di coperture delle spese correnti con le relative entrate, ulteriormente dimostrate dal fatto che negli esercizi 2011 e 2012 vi son o state consistenti anticipazioni di cassa rimaste inestinte”. Ma non solo. Nel corso delle indagini, la guardia di finanza ha analizzato anche le determinazioni dirigenziali al recupero dell’evasione dei tributi locali. E in tutte sono state riscontrate anomalie formali, con la firma da parte di una dirigente e di una contabile dopo sei mesi dall’adozione delle delibere stesse. In altri termini, come è scritto nel documento “non ci si è fatto scrupolo di abbandonare ogni prudenza contabile per “gonfiare” artatamente le entrate di bilancio, al fine di attestare un formale, quanto inesistente, equilibrio finanziario atto a permettere il mantenimento di un livello altrimenti insostenibile di spesa pubblica, senza impegnarsi in una necessaria e opportuna azione di risanamento”. La causa si discuterà il prossimo 16 novembre alle 9,30. 

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