L’Ente Giostra della Quintana promuove le grandi eccellenze del territorio e di fatti ha patrocinato la terza edizione della manifestazione “L’Umbria in un bicchiere” che si terrà sabato 12 novembre a Palazzo Candiotti. In programma per la più grande degustazione dei vini dell’Umbria, la presenza di oltre 50 cantine che presenteranno la loro produzione. Per l’occasione saranno presenti il presidente di Slow Food Umbria Sergio Consigli, il fiduciario della condotta Slow Food Valle Umbra Giovanni Maira e il curatore della guida Slow Wine 2017 Giampaolo Ciancabilla. Dopo gli eventi sismici di questi giorni, l’edizione di quest’anno punta sulla solidarietà: una parte dell’incasso dell’evento infatti verrà devoluto a quattro piccoli produttori di Civita di Cascia che hanno recuperato il seme antico della roveja, presidio Slow Food. “L’Umbria in un bicchiere” vuole dare loro una mano per permettergli di proseguire il cammino intrapreso, fondamentale per la nostra cultura e tradizione enogastronomica e il Presidio si propone di diffondere la conoscenza di questo piccolo legume, coinvolgendo anche altri coltivatori che al momento producono solo per autoconsumo. Ma cos’è la roveja? Un piccolo legume simile al pisello. Coltivato su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, la roveja è resistente anche alle basse temperature, si coltiva in primavera-estate e non ha bisogno di molta acqua. Cresce pure in forma spontanea lungo le scarpate e nei prati, ma nei secoli passati era protagonista dell’alimentazione dei pastori e contadini dei Sibillini. Tra i ricercatori, l’accordo è totale sulla sua valenza nutritiva: molto proteica se consumata secca, ha anche un alto contenuto di carboidrati,, fosforo, potassio e pochissimi grassi. Ad oggi è stata praticamente abbandonata ovunque, fatta eccezione per i pochi agricoltori in val Nerina, in particolare a Cascia, dove nella frazione di Preci c’è una fonte detta dei “rovegliari”. Qui la roveja si semina a marzo e si raccoglie tra la fine di luglio e l’inizio di agosto: si può mangiare fresca oppure essiccata, dove in questo caso diventa un ottimo ingrediente per minestre e zuppe. Se macinata, si trasforma in una farina dal retrogusto amarognolo che serve per fare la farecchiata o pesata, una polenta tradizionalmente condita con battuto di acciughe, aglio e olio extravergine di oliva.
“L’Umbria nel bicchiere” vicina a Cascia: edizione per sostenere la roveja
Pubblicato il 4 Novembre 2016 16:51 - Modificato il 5 Settembre 2023 18:52
La roveja
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