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Unione dei Comuni, polizia in sciopero: “I sindaci decidano se sciogliere o meno il Corpo”

Pubblicato il 15 Febbraio 2017 12:10 - Modificato il 5 Settembre 2023 18:05

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Convocato per il 21 di febbraio uno sciopero del Corpo di polizia locale dell’Unione dei Comuni Terre dell’Olio e del Sagrantino. È l’atto simbolico, in programma durante il fine turno della mattina e la prima ora del turno del pomeriggio (per permettere a tutti i vigili di partecipare), che le organizzazioni sindacali Uil-Fpl, Fp-Cgil e Confsal insieme ai lavoratori, hanno deciso di realizzare per lanciare un messaggio contro “l’indecisione e la negligenza” che gravita attorno alle problematiche che riguardano il Corpo. A darne notizia sono i segretari delle sigle sindacali Andrea Russo, Ivo Ceccarini e Carlo Ugolini che chiedono chiarezza sulle reali intenzioni rispetto al proseguimento o meno di quella che fu una scelta fatta nel 2013. “Lo stato d’agitazione del personale – spiegano – è espressione di una controversia che va avanti da troppo tempo senza alcun risultato”. L’Unione dei Comuni, nata nel 2000, tredici anni dopo vede assegnarsi da parte dei singoli Enti il servizio della polizia locale, eccezion fatta per Trevi e Bevagna che subentrano circa un anno e mezzo dopo. Una scelta che segue quello che è l’iter nazionale, intento a raggiungere risultati migliori minimizzando i costi e massimizzando i servizi. Così non accade però nel caso umbro. Dal 2013 ad oggi sono stati collezionati tutta una serie di disservizi, lamentele da parte dei cittadini, disorganizzazione del lavoro e ritardi nei pagamenti ai lavoratori che sembrano presagire lo scioglimento del Corpo unico. È già operativo in questi giorni il recesso del Comune di Gualdo Cattaneo con il conseguente rientro della funzione di polizia locale. Anche Giano dell’Umbria ha già scelto la medesima soluzione, insieme a Bevagna e Trevi che però per uscire hanno bisogno del consenso unanime dell’Unione, dato che la loro permanenza è inferiore ai tre anni. Le problematiche sono diverse, dall’assenza di una sede unica che genera non poche inefficienze e problemi a livello di organizzazione a quella di un ufficio del personale che comporta ritardi nelle pratiche e la mancanza di un interlocutore con cui interfacciarsi per chiedere chiarimenti. Ma i sindacati segnalano anche la carenza della strumentazione a disposizione del personale con ad esempio cellulari ‘chiusi’, cioè limitati a poter telefonare solo a certe utenze, la mancanza della copertura assicurativa  per i conducenti dei veicoli e il ritardo nei pagamenti. “C’è chi dopo cinque mesi deve riceve ancora il salario accessorio dei mesi successivi all’estate” dichiarano i sindacalisti. Il 2 dicembre scorso il tentativo di riconciliazione durante un incontro in prefettura, dove il presidente dell’Unione aveva assicurato la volontà da parte dei sindaci di proseguire con l’esperienza del Corpo unico di polizia locale, risolvendo le problematiche esistenti. I lavoratori hanno così deciso di sospendere ogni iniziativa di contrasto. In realtà nulla è cambiato nei giorni a seguire e nel secondo incontro, il 3 febbraio, l’Unione ha chiesto ulteriore tempo e pazienza. La situazione odierna è che degli iniziali 26 vigili ne sono rimasti 23 e con l’uscita di Gualdo Cattaneo, quella dichiarata di Giano dell’Umbria e l’intenzione di Bevagna e Trevi degli otto Comuni ne rimarrebbero quattro. Per i sindacati un fallimento già annunciato insomma. Adesso la palla passa ai singoli Enti, che devono cercare di limitare i danni.

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