A poche ore dal corteo storico, che anticipa la Giostra della Rivincita, Ambra Cenci ha intervistato negli studi di via Saffi di Radio Gente Umbra la madrina della Quintana a New York, Eleonora Pieroni.
È tempo di Quintana, tornano la magia, i profumi e i colori della grande Festa di Foligno, la seconda in questo 2018, ossia la Giostra della Rivincita. Durante la quale nove cavalieri cercheranno di “strappare” la vittoria al Rione Cassero, vincitore a giugno della Sfida. È trionfo del valore grazie all’abilità dei binomi, ma è anche il trionfo della bellezza perché vi partecipano le più belle tra le belle folignati. Tra loro la bellissima modella, attrice folignate, Eleonora Pieroni, madrina della Quintana a New York. Lei che da sette anni vive a New York e ha deciso di prolungare la sua permanenza a Foligno per partecipare alla Quintana di settembre. Eleonora, la tua passione per la Quintana ha radici lontane. Quando hai cominciato ad appassionarti a questa manifestazione?
La mia passione nasce da bambina, perché io sono originaria di Scafali dove si tiene la Quintanella che è di fatto la Quintana per i bambini. Nata lì, da quando avevo un anno, -camminavo si e no – davo la mano a mia madre e con l’altra salutavo la gente che mi applaudiva. Poi, all’eta di 16 anni ho sfilato come dama per il Rione Croce Bianca. La prima volta l’emozione è stata immensa. Sfilavo con un abito rosa…e il primo abito non si scorda mai. Sono anche stata prima dama per il Rione Badia, per il quale ho sfilato con un abito realizzato su misura per me con i colori della contrada. E quando ho realizzato che quell’abito era stato realizzato proprio per me, ero incredula.
E da lì, è iniziato il grande successo di pubblico e critica, ma è anche arrivato il concorso di Miss Italia…
Il trampolino di lancio è stato la prima fascia di Miss Rocchetta a Gualdo Tadino. Non avevo ancora 16 anni, ero piccolissima. E da lì è iniziato tutto un percorso. Sono stata la prima fascia Miss Mascotte per Miss Italia, istituita quell’anno per le ragazze non ancora diciottenni. Dopo quattro anni ho rifatto il concorso. Ero ormai maggiorenne e cercavo di combinare studio e moda.
Poi arriva il soggiorno americano. Come mai sette anni fa sei andata a New York…
È accaduto tutto durante l’ultimo anno di università. Dopo essermi laureata in scienze della formazione ho iniziato a lavorare come insegnante, mi era stato assegnato un incarico in una scuola primaria a Spoleto. A metà anno, però, ho ricevuto una proposta come modella per un progetto televisivo a Miami. All’inizio ho rifiutato, ma la produzione ha continuato a corteggiarmi, volevano me. E così, finito l’anno scolastico, sono partita per Miami. Avevo sempre avuto il “sogno americano”, volevo vivere negli Stati Uniti anche per poco tempo, però volevo fare quest’esperienza. Sono partita, sono andata negli Stati Uniti come modella e da lì è nato tutto. Ho scoperto che era un mondo che mi piaceva tantissimo. Lì ho conosciuto il mio attuale compagno Domenico Vacca, fashion designer e stilista, che mi ha voluto come modella, come icona e testimonial per il suo brand. Gli piaceva l’idea di una modella italiana per un marchio italiano.
Ricordo di aver visto questo bellissimo show-room sulla Quinta Strada, ma ci sono boutique in varie città americane…
Sì, siamo presenti anche a Miami, Beverly Hill e Los Angeles. Ma anche a Milano, Londra, Doha, Dubai e in Messico.
La vicinanza a questo personaggio ha fatto sì che tu potessi incontrare e conoscere personaggi importanti. Ti abbiamo anche visto sul red carpet in occasione della consegna degli Oscar…
Sì, questo è uno degli aspetti più interessanti e belli della mia vita americana. Domenico ha lavorato come stilista in più di 55 film per Hollywood e attualmente sta vestendo Michael Douglas per una serie televisiva. Mi ha reso partecipe delle sue amicizie, mi ha presentato molti attori e quello che mi è rimasto più nel cuore è Daniel Day-Lewis. Lo trovo una persona fantastica, oltre che un grande attore. Daniel ha vinto l’Oscar per il film “Lincoln” e Domenico lo ha vestito in quell’occasione. Infatti, vanta anche questa fama. E cioè, tutti coloro che indossano dei suoi abiti vincono l’Oscar. E noi siamo fierissimi di questa cosa.
E grazie a te, lo scorso anno, in occasione del Columbus Day, una delegazione della Quintana ha sfilato sulla Quinta Strada. Come sei riuscita ad ottenere questo prestigioso permesso?
Tutto è nato da una grande passione e da un grande stato emotivo, la nostalgia della Quintana. Erano tanti anni che non vedevo la Giostra e un giorno vedendo il video di un popolano che, sui social, aveva trasmesso la vittoria in diretta del suo rione, sono scoppiata a piangere. Non pensavo che questa nostalgia e questa passione fossero così profonde e radicate in me. Così, un giorno che ero a Foligno ho incontrato Domenico Metelli e lì gli ho proposto di portare la Quintana negli Stati Uniti. A quel punto ho iniziato a darmi da fare. Ho incontrato il presidente della Columbus Foundation, chiedendo di poter partecipare. Chiaramente ho avuto anche l’appoggio dell’Enit che è l’Ente nazionale per il turismo italiano all’estero. Ne ho parlato con il console generale d’Italia, Francesco Genuardi, anche attraverso la comunità italiana presente negli Stati Uniti. Quindi, attraverso amicizie ed incontri istituzionali mi sono adoperata per organizzare tutto e per farlo al meglio.
È stato un grande successo e chi ha partecipato, ricorda con piacere l’emozione di sentire l’applauso degli americani, ma anche degli italiani che sono lì e che hanno ritrovato un pezzo d’Italia nei nostri bellissimi costumi. Hai altri progetti di questo tipo? Non sarebbe bello, secondo te, arrivare magari al Metropolitan Museum e poter dedicare una sala per l’organizzazione di un evento clou con “protagonisti” gli abiti della Quintana?
Io penso che abbiamo scritto un bel capitolo della storia della Quintana di Foligno, perché arrivare negli Usa è stato già un grande passo. Quello che dobbiamo fare ora è essere persistenti. Ho proposto anche di invitare delle celebrity come Ivana Trump che è una cara amica, per farla venire a vedere la Quintana. Cercheremo di organizzarci per la Giostra di giugno prossimo. Ivana è stata la prima amica che ho avuto negli Stati Uniti. Tornando alla promozione negli Usa, c’è una strategia da perseguire. Un’idea sì, potrebbe quella di fare un’esposizione al Metropolitan, anche perché gli americani adorano l’Italia e la sua storia. C’è stata però anche una grande corrispondenza con Los Angeles, che ha chiesto all’Ente Giostra di fare un evento per la promozione della Quintana e della Regione Umbria. Manifestazioni d’interesse sono arrivate anche da Londra. Gli stessi giornalisti americani ospiti a giugno sono rimasti molto colpiti, scrivendo cose bellissime sulla Quintana e facendo un’ottima promozione. Anche l’Enit ci sta dando il suo supporto. Sarebbe bellissimo, magari, anche fare un evento a Central Park con l’aiuto di qualcuno del Qatar.
Con che tipo di abito ti vedremo sfilare al corteo storico della Quintana?
Indosserò lo stesso abito indossato a giugno, che è quello che mi ha identificato, immortalandomi sulle copertine. È un abito rosso con un collo alla stuarda di merletto, realizzato dalla ditta Caprai. Porterò una bellissima tiara e dei magnifici gioielli di perle e pietre rosse firmati da Cristiana Mariani. E voglio cogliere l’occasione per invitare gli amici di Perugia, Gubbio e Spoleto a venire a vedere il corteo, perché durante la Quintana la città rivive il suo massimo splendore.
Insomma, è un tornare indietro gioiosamente a quel 1613 in cui la Giostra è nata. I cavalieri di allora si battevano per vincere per il principe o per la dama. Secondo te, è meglio avere i favori di una bella donna o del nobile? Tu da che parte stai?
Amore o potere. Verità o mecenatismo. Io penso che l’amore vinca su tutto. Quindi, sicuramente, un cavaliere che si batte per la propria dama. L’uomo deve battersi per una donna. Questa è la mia politica.