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Spoleto, de Augustinis: “Restituiremo Villa Redenta alla città”

Pubblicato il 17 Settembre 2018 12:25 - Modificato il 5 Settembre 2023 15:40

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Tornano a riaccendersi i riflettori su Villa Redenta, a Spoleto. A pochi mesi dall’insediamento della nuova amministrazione comunale, il sindaco Umberto de Augustinis interviene su uno dei beni più importanti della città ducale, che negli scorsi anni ha infiammato i cuori di tanti spoletini. Tutti ricorderanno, infatti, l’ipotesi di vendita della villa, paventata qualche anno fa dalla Provincia di Perugia, ente proprietario dell’immobile spoletino, così come della spellana Villa Fidelia e dell’Isola Polvese. E proprio le difficoltà economiche in cui versavano le casse dell’istituzione di piazza Italia, all’epoca dei fatti guidata dal presidente Marco Vinicio Guasticchi, avevano spinto i vertici dell’Ente a parlare di vendita. A sollevarsi era stata una vera e propria rivolta popolare. Ma la cessione a privati non è stata mai portata a termine. Nel 2015, addirittura, l’allora sindaco Fabrizio Cardarelli, ne aveva ipotizzato l’acquisto da parte della stessa amministrazione comunale, pur di mantenere l’immobile fruibile da parte di tutta la comunità. E ora, come detto, la vicenda torna sotto i riflettori, con il neo primo cittadino Umberto de Augustinis che si dice determinato a “restituire al più presto alla città l’ingente patrimonio pubblico di Villa Redenta, inutilizzato – sottolinea – per più di un decennio a causa di un complesso contenzioso”. Questo, dunque, l’imperativo dell’amministrazione comunale spoletina. E così negli scorsi giorni si è tenuto un primo sopralluogo. Presenti il sindaco della città ducale e il presidente della Provincia, Nando Mismetti. A margine della visita, le due istituzioni hanno annunciato la volontà di “intraprendere un percorso comune per ottenere, in tempi brevi, l’utilizzo del prestigioso contenitore, con l’idea di riuscire ad ospitare iniziative di formazione di alto livello”. Gli spazi – lo ricordiamo – fin dal 2003 sono stati occupati da una società che aveva intenzione di istituirvi una Scuola di alta cucina (l’International Culinary Academy), che non ha però mai iniziato la propria attività.  

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